Alleanza contro la povertà Lazio: la risposta alla povertà

Sta montando nel nostro paese un’ostilità sistematica nei confronti del Reddito di Cittadinanza e i loro beneficiari con argomenti che non si usano neanche per la categoria degli evasori fiscali come se a far paura siano più i poveri che i ricchi che evadono. Naturalmente, come sempre più spesso accade, i portavoce di questi compositi schieramenti sia per origini che per storie personali non hanno mai avuto contatti con la condizione di povertà ma la utilizzano come propaganda politica.

Il Rapporto INPS presentato ieri dal suo Presidente rimette in equilibrio le dichiarazioni avventate e avverse di economisti, statistici e soprattutto politici contro il Reddito di Cittadinanza, che spesso offrono soluzioni che già sono previste nella legge a dimostrazione della scarsa conoscenza dello strumento e del tema povertà.

Ne hanno beneficiato 3.7 milioni di poveri tra cui 962.000 minori, con una media per nucleo familiare di 531 euro e il reddito di Cittadinanza va soprattutto a persone che non sono occupabili, inclusi minorenni e disabili.

Chi la povertà la frequenta si sta, invece, interrogando sulla effettiva capacità dell’attuale Reddito di Cittadinanza di generare un’adeguata inclusione lavorativa per quella parte dei beneficiari che vengono avviati verso i Patti del lavoro e come l’impatto della pandemia nei diversi settori produttivi e per le diverse professioni, che stanno mostrando un forte cambiamento, mettano a rischio l’occupazione sia tra i dipendenti che tra gli indipendenti a bassa retribuzione in particolare se impiegati nel settore alberghi e ristoranti o altri servizi collettivi e personali e le conseguenze dell’impatto del lavoro agile proprio su quelle professioni e settori più fragili.

Tutti siamo d’accordo che il RdC si è dimostrato inadatto sia a favorire il passaggio da una condizione di sussidio ad una condizione occupazionale sia a fornire un adeguato sostegno economico per uscire dalla condizione di povertà.

Però una cosa è stare sul territorio a contatto diretto come fa l’Alleanza contro la povertà e proporre soluzioni e cambiamenti utili e necessari, altra cosa è fare dichiarazioni liquidatorie e semplicistiche utilizzando lo slogan delle politiche attive come soluzione al problema.

Ricordo solo che quello delle politiche attive è uno storytelling che va avanti dal 1993 pacchetto Treu e mi viene da concludere che la soluzione è diventata il problema e che alcune iniziative come la raccolta di firme per l’abolizione del Reddito di cittadinanza rispondano più a ciniche logiche politiche distanti dalla condizione di povertà delle famiglie.

Roberto Cellini portavoce Alleanza contro la povertà nel Lazio

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