LAVORO: RICERCA, SMART WORKING FAVORISCE EQUITA’ RETRIBUTIVA DI GENERE

Roma, 28 mag. (Adnkronos/Labitalia) – Lo smart working, se strutturale
e vero, favorisce l’equità e la trasparenza retributiva di genere. E’
quanto emerge dall’analisi presentata ieri, presso la Commissione XI
del lavoro della Camera dei deputati, da Variazioni, società di
consulenza specializzata in innovazione organizzativa e smart working,
convocata in audizione in merito al processo di adozione della
direttiva europea per l’applicazione del principio della parità di
retribuzione tra uomini e donne. Secondo il rapporto presentato oggi
da Variazioni, basato sui dati raccolti dalle proprie indagini
condotte su oltre cinquantamila lavoratori e manager multi settore,
sia pubblico che privato, 1 lavoratore agile su 2 è donna ed esiste
una forte correlazione tra adozione del lavoro agile, employability
femminile, trasparenza ed equità retributiva.

L’organizzazione del lavoro e la flessibilità organizzativa tipiche
del lavoro agile nella sua forma vera e strutturale, ovvero come
soluzione di efficienza organizzativa voluta condivisa e non dettata
da motivi di welfare ( e tanto meno emergenziali) contribuisce a
realizzare la parità retributiva perché: favorisce un più equo
utilizzo del tempo di donne e uomini e una più equa redistribuzione
dei compiti di cura; riduce il ricorso delle donne al part time;
riduce la necessità di trasferte che spesso sono più utilizzate da chi
ha maggiore disponibilità di tempo; riduce per entrambi i generi l’uso
improprio di ferie, permessi e malattia.

E ancora il lavoro agile aumenta la consapevolezza degli uomini ai
carichi di lavoro domestico e di cura; funge da equalizzatore
retributivo perché il tempo -in ufficio o lavorato- non è più un
fattore determinante per la retribuzione; non conta più il tempo
lavorato, ma gli obiettivi; le policy di lavoro agile non prevedono
straordinari retribuiti. E ancora con l’aumento del lavoro agile si
riduce la richiesta di straordinari equilibrando di conseguenza le
retribuzioni a prescindere dal tempo dedicato al lavoro. Il lavoro
agile poi rafforza l’employability femminile, favorendo la permanenza
nel mercato del lavoro e con un impatto sui percorsi di carriera;
riduce le difficoltà di conciliazione alla base dell’abbandono
dell’occupazione: nel 2019 oltre il 73% delle dimissioni erano di
donne. (Oltre 37.600 lavoratrici neo mamme hanno dato le dimissioni
nel 2019); rinforza le competenze, digitali e manageriali funzionali a
restare sul mercato del lavoro; rende i processi più trasparenti
perché l’adozione del vero lavoro agile passa dall’ascolto delle
persone. ”Suggeriamo che lo smart working venga
considerato come uno strumento prioritario di miglioramento della
condizione lavorativa femminile”, ha affermato Arianna Visentini,
fondatrice e ceo di Variazioni, in audizione illustrando i dati delle
survey condotte negli ultimi 12 mesi che confermano le evidenze
raccolte anche prima dell’emergenza pandemica. “Il vero lavoro agile
se correttamente inteso e introdotto, può fungere da strumento di
straordinaria efficacia nella direzione della parità retributiva di
genere, della trasparenza verso un vero cambiamento culturale. La
trasparenza delle retribuzioni con il lavoro agile arriva come
risultato di un processo. Diversamente l’introduzione di una misura di
trasparenza imposta dall’alto o in contesti impreparati, non viene
compresa e può potenzialmente diventare controproducente”, ha
continuato.

“Il lavoro agile si definisce vero -ha spiegato Stefania Cazzarolli
co-fondatrice di Variazioni- quando rappresenta una soluzione efficace
e conveniente per soggetti diversi con esigenze diverse; si configura
come una risposta organizzativa e non solo di welfare. Per ottenere
questo risultato è necessario che le organizzazioni condividano in
modo autentico gli obiettivi, promuovano un percorso di ascolto e
comunichino in modo trasparente”.

“In conclusione -hanno aggiunto le fondatrici di Variazioni-
considerati i benefici del lavoro agile nello sviluppo di un mercato
del lavoro più equo e la correlazione positiva che la riduzione del
gap retributivo di genere ha sull’aumento del Pil, riteniamo che
l’introduzione di incentivi anche di tipo fiscale insieme alla
semplificazione burocratica all’introduzione del lavoro agile nelle
piccole medie aziende, possa rappresentare l’approccio corretto per
innescare una trasformazione culturale e una progressiva trasparenza
delle retribuzioni”.

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