La socialità dell’ adolescente senza tempo. Come essere adulti credibili”

Nel passaggio tra l’ adolescenza e l’ età adulta, c’è un confine che segna l’ appartenenza a due generazioni, in cui una si pone come guida e modello e l’ altra come apprendista, ed erede. Cosa rende questa relazione viva e nutriente? Come un adulto diventa credibile nella funzione di dirigere ed insegnare? Questa è la domanda che ci poniamo oggi, più che mai, quando parliamo di tutti i sistemi di trasmissione di sapere e comportamenti: la scuola e l’ educazione in famiglia, i due poli che definiscono l’ identità dei nostri ragazzi in divenire.

La prescrizione dei comportamenti di questi giorni apre un dibattito pubblico sui comportamenti dei giovani con modalità imprecise: a volte si mette a fuoco l’ imprescindibile necessità dell’ apertura delle scuole e a volte la supposta irresponsabilità degli assembramenti. Le domande, dentro e fuori il dibattito della scuola, restano vive e incalzanti. Come si fa ad impedire che i bambini giochino insieme non appena ne abbiano la possibilità? Come chiedere ad un adolescente di privarsi di quelle esperienze di esplorazione e contatto con l’ altro che rendono viva la crescita? Come giudicare le condotte di socializzazione a distanza senza significare il codice affettivo che muove il desiderio di relazione?                                                                      Quello che stiamo vivendo non è la normalità. Con uno sguardo alle risorse, quest’ anno con fatica, abbiamo imparato a centrarci su cosa ci stiamo prendendo senza focalizzarci troppo su cosa, invece, stiamo perdendo. Non possiamo nascondere però il tormento in cui ci stiamo imbattendo. Viviamo la difficoltà di aprirci al domani e di progettare. Assistiamo ad uno stato di allarme diffuso e il dibattito pubblico portato avanti da adulti continua a fornire scenari incompleti, ambigui, contraddittori e poco sostenibili soprattutto per i minori. L’ attenzione intorno alle cose giuste da fare per affrontare la pandemia, le formule definitive che si costruiscono ma poi si smontano in un giorno, le modalità psicotiche dell’ informazione sui vaccini, stanno generando rabbia e sfiducia, impedendo la definizione di un panorama coerente, logico e deducibile anche dei comportamenti da prescrivere.

Se allora l’ eredità degli adulti, con i cambiamenti accelerati di questa epoca, è la capacità di doversi confrontare e di saper stare con il limite, con responsabilità ed integrità, possiamo dedurre che sarà utile se non necessario, passare alle giovani generazioni la disponibilità ad accogliere e contenere la paura di attraversare un tempo incerto. Si perché deve esserci spazio anche per questo. Oggi, rispetto al passato, abbiamo guadagnato una variazione dei modelli di autorità. Senz’ altro la condivisione di esperienze tra generazioni è stata una conquista, insieme alla crescente attenzione data ai significati affettivi delle relazioni e lo spazio affidato al dialogo come strumento di confronto, di ricerca dell’ altro e di crescita. Non guardiamo allora dal di fuori i nostri ragazzi, cerchiamo le chiavi per aprire le porte dell’ isolamento, cerchiamo di comprendere cosa gli stiamo trasmettendo. Quello che di meglio possiamo offrire, è un modello vivo di comportamento, al di là delle prescrizioni. Perché non sfruttare quest’occasione che abbiamo per imparare qualcosa in più sugli adolescenti dal tempo sospeso? Come vivono i divieti e le relazioni a distanza? Come stanno organizzando le giornate? Fermiamoci, prendiamoci tempo, osserviamoli. E poi comunichiamo.. parliamoci. Difficilmente potranno sfuggire, almeno fisicamente, avanzando impegni e uscite improrogabili. Cerchiamo cosa ci accomuna, che possiamo condividere. Facciamoci incuriosire dalla musica che ascoltano e dalle serie tv che li appassionano. Così la convivenza forzata da corona virus può diventare anche risorsa. Forse se troviamo qualche punto di contatto in più, sarà poi meno improbabile che anche loro accettino di accogliere le nostre proposte e le nostre regole. Dobbiamo essere credibili, rendiamoci accessibili. È importante passare la disponibilità a comprendere le esigenze e i vissuti dei bambini e degli adolescenti, offrendo un contenitore in grado di trasformare le emozioni di rabbia, frustrazione, paura ma anche gioia e desiderio in traiettorie di comportamento percorribili. Cerchiamo di sostenere un divieto quando lo consideriamo inderogabile ma anche di accettare una trasgressione quando la consideriamo inevitabile

Giulia Scorziello, psicologa.

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