La solitudine imprenditoriale ai tempi del COVID 19

dott.ssa Marina Gargiulo

Consulente CLAAI Assimprese Lazio Sud

Essere imprenditori oggi, ai tempi del Covid 19: sfida o follia? 

Sicuramente risulta sempre più difficile, in un paese frenato da una significativa pressione fiscale, che riserva alle imprese lungaggini burocratiche incomprensibili. C’è difficoltà a fare rete tra le imprese, c’è difficoltà per l’accesso al credito e le poche imprese che sopravvivono sono ormai sparse come oasi sul territorio. 

Si parla di riconversione di attività, di produzione di dispositivi anti-covid per la ripresa economica, di una nuova fiducia. Ma nel concreto cosa vediamo?

Imprenditori soli che, giorno dopo giorno, cercano di resistere alla crisi, che fanno fatica a pagare a fine mese i propri operai, costretti a dilazionare i pagamenti ai fornitori, stretti nella morsa delle tasse. 

La dinamica appartiene sicuramente più alle piccole imprese che alle grandi imprese, ma le piccole aziende rappresentano la centralità del nostro tessuto produttivo. Le persone si sentono abbandonate da uno Stato che non aiuta o aiuta in modo irrilevante, perché il risultato, nonostante i vari “decreti ristoro”, è solo un conto in banca in rosso e precipitano quei valori che hanno disintegrato la comunità e il tessuto sociale.

Per molti imprenditori l’azienda è come una “creatura”, sia se creata ex novo che tramandata da padre in figlio. Tutte le forze, tutte le energie sono dedicate a lei. 

L’imprenditore oggi si ritrova ad affrontare un futuro in incognita, in una sorta di accelerazione continua, che si riversa nel dimenarsi tra revoche di fidi, decreti ingiuntivi, cartelle esattoriali, scadenze e arretrati. 

Abbiamo tanti capitani d’impresa, frenati nello sviluppo di una cultura imprenditoriale innovativa in grado di interpretare una via della crescita e dello sviluppo.

È necessario mettere in relazione le imprese per avere una buona cultura imprenditoriale. L’importanza del gruppo diventa fondamentale per attuare quello che gli inglesi chiamano “brainstorming”, la tempesta dei cervelli. 

Dunque cerchiamo di cogliere le dinamiche del mercato. Innovare i processi, non solo produttivi ma anche organizzativi, puntare sul capitale umano, su un lavoro sinergico di squadra. Internazionalizzazionale non deve essere più un parolone che spaventa. Le nostre imprese devono sempre più orientarsi ai mercati esteri, pur continuando a essere sedute qui. 

Le reti e le relazioni devono diventare il nocciolo essenziale

Con il potenziamento dei vecchi servizi e la strutturazione di altri nuovi, accogliamo la sfida per una nuova politica innovativa, per uscire da quella solitudine imprenditoriale e guardare in un’ottica di insieme. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *