IL PUNTO = Si’ Pd-FI, no Meloni a Draghi. Salvini,tutti dentro

(AGI) – Roma, 5 feb. – Tra paletti e veti che spuntano per poi
essere negati subito dopo, si avvicina il ‘giro di boa’ della
navigazione del presidente del Consiglio incaricato, Mario
Draghi, verso la nascita di un nuovo esecutivo.
Terminato il secondo giorno di consultazioni, con le delegazioni
di Leu, Italia viva, Pd, Fratelli d’Italia e Forza Italia, si
delinea una maggioranza ampia e eterogenea a sostegno del
governo guidato dall’ex presidente della Bce. Ma un bilancio
vero e proprio si potra’ fare solo sabato, dopo i colloqui di
Draghi con Lega e M5s, le due forze che in Parlamento vantano il
maggior numero di voti e che, quindi, sono determinanti per
ottenere la fiducia. Poi lunedi’ il premier incaricato
riprendera’ le consultazioni, incontrando anche le parti
sociali.
La giornata scorre senza troppe sorprese: il Pd conferma
l’appoggio al governo Draghi, cosi’ Forza Italia, seppur con
sfumature diverse. Scontato il pieno sostegno di Italia viva.
Altrettanto scontato il no di Fratelli d’Italia, che pero’
attende di ascoltare le parole di Draghi in Aula per decidere se
votare contro o astenersi. Non giungono inaspettati i distinguo
di Leu, pronti a chiamarsi fuori da un governo assieme ai
sovranisti. E proprio dalla Lega arriva invece la richiesta di
dar vita a un esecutivo con tutti dentro. “Non sono per le mezze
misure: se sei dentro, sei dentro e dai una mano, ti prendi
onori e oneri. A me piacerebbe che nel governo ci fossero tutti,
che in un momento come questo, in cui Mattarella ha chiesto di
fare un passo avanti, si metta l’interesse del Paese davanti a
quello dei partiti”, afferma Matteo Salvini. La Lega, dunque, e’
pronta a fare la sua parte, purche’ – e’ la ‘condizione’ posta
da Salvini – della squadra facciano parte suoi ministri. “Non
facciamo le cose a meta'”, scandisce il leader, “se ci siamo ci
siamo, altrimenti diamo una mano dall’opposizione come abbiamo
fatto nell’ultimo anno e mezzo”. Ed e’ proprio la presenza
leghista nella futura compagine di governo che crea piu’ di una
fibrillazione tra le forze della maggioranza uscente. Salvini
mette le mani avanti: “Chi sono io per dire ‘tu no’? Mi spiace
che altri dicano ‘con la Lega e Salvini no’. Noi con Draghi non
parleremo di partiti e non diremo che non vogliamo qualcuno”.

Non pone veti il Pd, ma ‘condizioni’ si’:
“Abbiamo detto si’ convintamente a Draghi”, premette il
capogruppo dem Graziano Delrio. Ma deve esserci “chiarezza dei
contenuti”, scandisce. “Non siamo nelle condizioni di porre veti
a nessuno, ma se ci fosse un programma anti europeista o con
contenuti non coerenti con i nostri principi e’ chiaro che per
noi sarebbe un problema”, non nega Delrio. Ovvero, serve un
programma che non abbia nulla a che vedere con le proposte care
ai sovranisti. Lo declina in chiaro il segretario dopo il
colloquio con il premier incaricato: “E’ importante accelerare
ora sui programmi per la transizione ecologica, la riforma del
fisco sul rafforzamento della progressivita’, la semplificazione
burocratica a beneficio delle persone e delle imprese medie e
piccole”. Per Nicola Zingaretti, “e’ decisivo costruire nuove ed
efficaci politiche del lavoro contro la crisi sociale, la
disoccupazione, a cominciare da chi si sente solo di fronte al
rischio di licenziamento”. Centrale, nelle proposte del Pd,
anche il tema della giustizia. Infine, il segretario dem cita
“la ricostruzione delle infrastrutture sociali” e gli
investimenti nella “ricerca, nella scuola e nell’universita'”
considerate “miniera per la formazione di giovani generazioni”.
Anche Forza Italia e’ pronta a sostenere Draghi, al quale
Antonio Tajani conferma “il pieno appoggio”, gia’ preannunciato
al premier incaricato da Silvio Berlusconi in un colloquio
telefonico, durante il quale il leader azzurro, con “rammarico”,
ha spiegato che non sarebbe stato presente alle consultazioni
per motivi “precauzionali”. Tajani parla di governo “dei
migliori”, un esecutivo di “alto livello, al servizio
dell’Italia”. Ma sia chiaro, sottolinea il vicepresidente di
Forza Italia, il sostegno “non implica la nascita di una nuova
maggioranza politica”.
Tutti distinguo e paletti che fanno sorridere Pier Ferdinando
Casini: “Qualcuno pone condizioni a Draghi? Ma mi faccia il
piacere… Cerchiamo di non scadere nel ridicolo!”

Chi non pone condizioni e’ Italia viva,
il cui leader garantisce sostegno a Draghi “indipendentemente da
quanti ministri tecnici e politici ci saranno”, assicura Matteo
Renzi.
Giorgia Meloni conferma il no di Fratelli d’Italia, anche se
Draghi “ha detto delle cose condivisibili sul piano economico,
in particolare quando dice che bisogna tornare a una spesa
buona. Ma serve discontinuita’ con il passato”. Meloni conferma
anche la disponibilita’ del suo partito a votare a favore dei
provvedimenti condivisibili e utili, ma “non andremo mai al
governo con Pd, M5s e Renzi”. Tutt’altro discorso se quello di
Draghi fosse un governo elettorale con una scadenza ben precisa,
in quel caso FdI potrebbe anche appoggiarlo. Ma poiche’ il
premier incaricato guarda a un esecutivo di legislatura, osserva
Meloni, FdI si pone all’opposizione.
Intanto, continuano ad essere agitate le acque in casa 5 stelle.
Beppe Grillo, come avvenuto sempre nei momenti delicati per la
sua ‘creatura’, si precipita a Roma e incontrera’ di persona
l’ex presidente della Bce (con il quale avrebbe gia’ avuto una
lunga telefonata alcuni giorni fa). Il cofondatore del Movimento
fara’ parte della delegazione pentastellata (prima il ‘garante’
riunira’ i vertici M5s). Ma il malumore interno al Movimento non
si placa. Alessandro Di Battista continua a ‘picconare’. “Ogni
ora che passa, per quanto mi riguarda, si aggiungono ragioni su
ragioni per dire ‘no’ a Draghi”, scrive sui social. E
all’endorsement fatto ieri da Giuseppe Conte all’uomo di
Francoforte, con la condizione che sia un governo politico, l’ex
deputato pentastellato replica: “Governo politico e’ una parola
che non ha alcun senso in questo scenario”. Avanza l’ipotesi di
una consultazione on line per il via libera o meno al sostegno a
Draghi. Anche Davide Casaleggio e’ a Roma. “Ho incontrato
diversi parlamentari e ministri. Qualunque sara’ lo scenario
politico possibile, c’e’ ampio consenso sul fatto che l’unico
modo per avere una coesione del Movimento sara’ quello di
chiedere agli iscritti su Rousseau”, spiega. Dello stesso avviso
il presidente dell’Antimafia Nicola Morra che, pur scettico sul
si’ a Draghi, osserva: “Ora, posto che l’esecutivo Draghi
dovrebbe innanzitutto accettare le nostre condizioni, mi si fa
capire perche’ non si indice un voto su Rousseau per
autodeterminarci?”.

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