Dott.ssa Alessia Micoli: lo psicologo oggi, al tempo del Covid19

Dr. ssa Alessia Micoli

Psicologa Criminologa

Come tutte le professioni sanitarie, quella dello psicologo è una professione in prima linea in questo momento così difficile come quello emergenziale, dovuto al Coronavirus, che stiamo vivendo e subendo.

Lo psicologo è un professionista sanitario che svolge l’ attività di prevenzione, di  diagnosi, mette in atto un intervento, effettua la promozione della salute, effettua il sostegno e la consulenza in ambito psicologico, che possono essere rivolte al singolo individuo, alla coppia, al gruppo e altri organismi sociali o comunità.

Sia che lo psicologo sia strutturato presso un’azienda ospedaliera, sia se libero professionista; questo professionista mete in atto una serie di competenze e professionalità in grado di poter aiutare la popolazione nel superamento e nel miglioramento di situazioni difficili.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha coniato un nuovo termine ed ha definito “Pandemic fatigue” ovvero “stanchezza pandemica” una risposta prevedibile e naturale ad uno stato di crisi importante e prolungata della salute pubblica, in special modo perché la gravità e la dimensione dell’epidemia da Covid-19 hanno dovuto richiedere un’implementazione di misure invasive con un conseguente impatto senza precedenti nel quotidiano di tutti, compreso di chi non è stato direttamente toccato dal virus.

Uno stato che può colpire chiunque, ed in qualsiasi fascia d’età.

Tutti gli psicologi, da un anno a questa parte hanno dovuto fare i conti con molteplici sintomi che i loro pazienti portavano, a causa prima del lockdown e poi della pandemia che non si arrestava: ansia, depressione, attacchi di panico, insonnia, agitazione, nervosismo, tensione generalizzata, stipsi, irrequietezza nei rapporti interpersonali, rabbia, isolamento sociale, autolesionismo (soprattutto negli adolescenti) solitudine, ansia da prestazione, separazioni e paura di avere paura.

Il lavoro dello psicologo è stato, ed è tutt’ora in questa fase critica, quello di cercare di dare più consigli pratici promuovendo, nei propri pazienti, la capacità di adottare misure semplici ma incisive quali: la ridefinizione dei propri spazi, il cercare di concentrarsi sulla cura di sé stessi, la definizione dei confini tra lavoro e famiglia (con delimitazione degli orari), l’adottare un’alimentazione sana, regolarizzare il ciclo sonno- veglia, e prendere contatto con le proprie emozioni.

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