NICOLA TAVOLETTA: UN GRANDE EROE NAZIONALE

Anni ’80, ero tra i banchi alle elementari. Oggi gli anni’ 80 ho scoperto che sono richiamati dalla moda delle teenager. Ho tantissimi ricordi registrati nella mia memoria di quel periodo: sicuramente la spiaggia delle vacanze, ma anche gli odiosi e inutili grembiuli, Michael Platini’ e il Napoli di Maradona, i manifesti dei concerti di Michael Jackson, Giulio Andreotti, il Muro di Berlino oppure la Fiat Tipo. Ricordo molto, tanto di più. Comunque oggi mi è balenato in mente quel giorno in cui la maestra ci raccontò la storia di Papa Leone Magno. Da allora ricordo quel racconto affascinato dalla eroicita’, ma soprattutto dalla personalità di quel Pontefice straordinario. Oggi è proprio San Leone Magno. Non capisco perché non lo celebriamo come eroe nazionale, forse proprio perché facciamo di più, lo onoriamo come Santo.
Dopo di lui solo un altro Papa ha avuto l’appellativo di Magno, cioè Gregorio. Altri due laici ne ebbero l’onore: il macedone Alessandro e il Carlo d’oltralpe. Perché Leone Magno meriterebbe più attenzione nelle nostre scuole e nella nostra cultura? Provo a ricordarlo nella semplicità del mio racconto. Attila, Re degli Unni, il flagello di Dio, dove passava lui non cresceva più l’erba, decise di invadere l’Italia. Tornava da una campagna di saccheggi e devastazione in Gallia. Era il 452 D C, l’anno precedente aveva ucciso il fratello. Attila in Germania è considerato un sovrano dalle grandi capacità amministrative, mentre in Ungheria, lì dove si sentono eredi degli Unni, un vero eroe nazionale. La questione, comunque, era che Attila puntò con i suoi uomini la Penisola Italica per metterla a ferro e fuoco e depredarla.
Papa Leone I decise di andare ad incontrarlo, accompagnato da una delegazione. Lo raggiunse sulle rive del fiume Mincio, tra Mantova e Verona. Aveva ucciso poco prima il fratello Attila, ricordiamocelo. Quell’incontro è straordinariamente raffigurato da Raffaello in un dipinto del 1514 su suggerimento di Papa Giulio II, morì poco prima della realizzazione, perché aveva bisogno di opere simbologiche contro la “invadenza” francese. In questa opera Il Papa incontrò Attila protetto dai Santi Pietro e Paolo. Insomma Papa Leone I arrivò all’accampamento reggendo un Crocifisso e incontrò Attila. Si parlarono riservatamente. Si salutarono, immagino nel silenzio e nella tensione che serpeggiava tra i guerrieri e i delegati, e poi il Papa parti’ con i suoi accompagnatori verso Roma. Attila il giorno dopo raduno’ gli uomini e riprese la strada del nord.
Le interpretazioni sono tante, spiegazioni di vario genere. A me piace ricordare quella di Lucio Dalla. In una intervista ricordò di quanto fosse importante il Crocifisso per i barbari, che non erano cristiani. Infatti vivevano sempre a cavallo e uno dei pochi motivi che li faceva scendere era la preghiera che durante la giornata facevano davanti alla propria spada conficcata nel terreno. Lucio Dalla raccontò questo aneddoto, mettendo in evidenza le radici Cristiane dell’Europa.
Papa Leone Magno potrebbe anche aver convinto con sistemi meno spirituali il terribile unno, ma anche se fosse così, allora l’appellativo di Magno è ancora politicamente maggiormente avvalorato. Dopo due anni un altro Barbaro, Genserico, arrivò a Roma per conquistarla. Gli andò incontro e lo convinse a saccheggiare, ma a non uccidere. Così avvenne, anzi, su sua richiesta, non furono violate le tre principali Basiliche: San Pietro, San Paolo e San Giovanni in Laterano. Il Curriculum di Leone Magno è straordinario, prima di diventare Papa medio’ in Gallia un conflitto tra plenipotenziari dell’impero, evitando un’altra guerra. Fu inviato in Gallia dall’imperatore Valentiniano III per ricomporre una disputa e far riconciliare Flavio Ezio, il comandante militare della provincia, e il prefetto del pretorio, Cecina Decio Aginazio Albino. Missione compiuta. È il Papa che in un contesto di divisioni politiche, militari e religiose riuscì a dare, senza una guerra, il Primato della Sede di Roma sul Mondo. Oggi lo si celebra come Santo, ma ricordiamocelo anche come eroe nazionale. La mia Maestra lo fece e la ringrazio.

Nicola Tavoletta

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