Don Andres, “l’illusionista” – di Gianpiero Parente

Terra crocevia di scontri di civiltà, a lungo contesa da cristiani e musulmani, La Mancha è una regione situata nella spagna centrale.
Una landa resa celebre dalla pena di Cervantes, il quale vi ambientò le gesta grottesche del cavaliere Don Chisciotte, protagonista di improbabili scontri con i locali mulini a vento.
In questa regione della penisola iberica, precisamente a Fuentealbilla, nasce Andres Iniesta, delizioso interno del Barcellona, miglior centrocampista in attività.
L’esordio nei blaugrana risale al lontano ottobre 2002.
Il giovanotto ha appena 18 anni, ma promette bene.
In panchina siede Luis Van Gaal, profeta del calcio olandese, uno abituato a lavorare e a vincere con i giovani.
Del resto, il suo Ajax, nel 1995, trionfava in Champions con una mediana formata dal diciannovenne Seedoorf e dal ventiduenne Davids.
Nel 2004, gli succede un altro olandese, l’ex milan Frank Rijkaard.
L’ex centrocampista rossonero, consapevole delle potenzialità di Iniesta e degli altri talenti della Cantera, getta le basi per quella che sarà una autentica rivoluzione copernicana nel calcio del ventunesimo secolo.
Si passa ad un gioco più manovrato, più adatto a valorizzare le doti di palleggio delle nuove leve.
Nel 2006, arriva il trionfo in Champions, al cospetto dell’Arsenal.
Iniesta, ancora giovanissimo, è titolare inamovibile.
Gli anni a venire, la definitiva consacrazione.
In nazionale, la sua strada si incrocia con quella del compianto Luis Aragones.
Il commissario tecnico castigliano è il vero ideatore di quel modo di giocare ribattezzato “tiki taka”.
Il gioco aggressivo e muscolare viene archiviato.
Si punta sulle capacità di palleggio della nuova generazione.
Iniesta, Xavi e Fabregas prendono il controllo del centrocampo.
La Spagna è una gioiosa macchina da guerra e conquista, con merito, il titolo di campione d’Europa 2008.
Gli iberici si liberano dal complesso di eterni perdenti e, due anni dopo, salgono sul tetto del mondo.

In panchina, non c’è più Aragones, ma Del Bosque.
Don Andres realizza la rete decisiva contro l’Olanda.
Nel Barcellona, con Guardiola in panchina, si domina la scena, in Spagna ed in Europa.
Arrivano due Champions League, nel 2009 e nel 2011, entrambe vinte in finale contro il Manchester di Ferguson.
Andres Iniesta, con la sua classe sopraffina e il suo stile sobrio, c’è sempre.
Come nel 2015, in finale contro la Juventus di Allegri.
Il 24 maggio 2018, dopo il nono titolo nazionale, l’addio ai blaugrana.

Gianpiero Parente

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(foto: wikipendia.org)

 

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