Top 11 Roma 1980/2020
Dopo Lecce e Torino tocca alla “Magica”.
La Roma in 40 anni ha vinto due scudetti, sei Coppe Italia, due Supercoppe Italiane e ha giocato due finali europee, perdendole, Coppa Campioni e Coppa Uefa.
Schiererei così il Top 11:
1) Franco Tancredi
Con la maglia della Roma vinse da protagonista uno scudetto nella stagione 1982-83 e quattro Coppe Italia (1980, 1981, 1984, 1986. In occasione delle finali del 1980 e del 1981, entrambe decise ai tiri di rigore, neutralizzò cinque penalty (tre nella prima occasione e due nella seconda, sempre contro il Torino), contribuendo in modo determinante alle due vittorie consecutive della Roma.[4] Fu inoltre giudicato, da una giuria di esperti, il miglior portiere della stagione 1983-1984.[7] Con la Roma, in campionato, ha disputato 288 partite di cui 258 consecutive, una striscia che in Serie A è seconda solo a quella di Dino Zoff, capace di giocare 332 incontri di fila. In totale giocò 385 partite in Giallorosso e 12 in Azzurro.
2) Cafù
È primatista assoluto di presenze con la maglia della nazionale brasiliana, con la quale vanta un quinquennio da capitano (2002-2006), 142 presenze e 5 gol. Si è laureato per due volte campione del mondo, nel 1994 e nel 2002, per due volte campione d’America nel 1997 e nel 1999 e per una volta vincitore della Confederations Cup nel 1997.
A livello individuale è l’unico giocatore nella storia del calcio ad aver disputato consecutivamente tre finali del campionati del mondo. Nel 1994 è stato nominato calciatore dell’anno. Nel 2004 è stato inserito nella FIFA 100, una lista dei più grandi giocatori viventi, selezionata da Pelé e dalla FIFA in occasione delle celebrazioni del centenario della federazione. Nel 2006 è stato inserito nella “squadra ideale del decennio” dal Sun Nel 2013 è stato incluso nella formazione più forte della storia da parte della rivista World Soccer. Nel 2014 è stato inserito dal quotidiano inglese The Guardian nella lista dei 30 migliori calciatori che «hanno lasciato un segno» nella storia dei campionati del mondo. Il suo nome figura sia nella Hall of Fame ufficiale della Roma che del Milan.
Sei stagioni in Giallorosso dal 1997 al 2003, idolo dei tifosi, lo soprannominarono “Pendolino”, convinse da subito il pubblico, la critica, ma soprattutto due esigenti tecnici: Capello e Zeman.
E’ stato un fuoriclasse, per me il migliore interprete del suo ruolo. Con la Roma 218 presenze ed 8 reti, vincendo lo Scudetto nel 2000 ed una Supercoppa Italiana.
3) Vincente Candelà
Arrivò alla Roma dai francesi del Guingamp a gennaio del1997. Nessuno si aspettava da una piccola squadra dela provincia francese un terzino ambidestro con la vocazione di giocare a sinistra che potesse diventare una grande rivelazione per il calcio mondiale.
Nella capitale il laterale francese sarà titolare per sette stagioni, prima come difensore sinistro nel 4-3-3 zemaniano, e poi come esterno di centrocampo con Fabio Capello. Alla Roma Candela resta per nove stagioni, vincendo tra l’altro uno Scudetto ed una Supercoppa italiana. Quest’ultima battendo 3 a 0 la Fiorentina, partita nella quale segnò un gol da oltre 30 metri di distanza.
Vestirà la maglia della Roma 280 volte, segnando 16 gol, mentre con la nazionale francese 40 presenze e 2 centri, ma soprattutto un Mondiale, nel 1998, ed un Europeo, nel 2000.
4) Daniele De Rossi
Legato dal 2001 al 2019 alla Roma, della quale è il giocatore con il secondo maggior numero di presenze ufficiali di sempre dopo Francesco Totti, con i giallorossi ha vinto due Coppe Italia e una Supercoppa italiana.
Con la Nazionale italiana si è laureato campione del mondo nel 2006 e ha vinto la medaglia di bronzo al Giochi olimpici di Atene 2004, ha raggiunto la finale del campionato d’Europa 2012 e il terzo posto alla Confederations Cup 2013, mentre a livello giovanile è stato campione d’Europa Under-21 nel 2004.
Con 117 presenze è, al 2019, il quarto giocatore italiano e il primo della Roma, con il maggior numero di presenze in nazionale. Con 21 goal è, inoltre, il calciatore non attaccante più prolifico nella nazionale del dopoguerra e il secondo in assoluto dopo Adolfo Baloncieri in tale particolare classifica.[1]
Nel 2006 fu nominato miglior calciatore giovane dall’Associazione Italiana Calciatori, mentre nel 2009 è stato da questa nominato migliore calciatore italiano.[2] Nel 2012 fu inserito nella formazione ideale del campionato europeo di quell’anno.
A livello individuale è l’unico giocatore nella storia del calcio ad aver disputato consecutivamente tre finali del campionati del mondo. Nel 1994 è stato nominato calciatore dell’anno. Nel 2004 è stato inserito nella FIFA 100, una lista dei più grandi giocatori viventi, selezionata da Pelé e dalla FIFA in occasione delle celebrazioni del centenario della federazione. Nel 2006 è stato inserito nella “squadra ideale del decennio” dal Sun Nel 2013 è stato incluso nella formazione più forte della storia da parte della rivista World Soccer. Nel 2014 è stato inserito dal quotidiano inglese The Guardian nella lista dei 30 migliori calciatori che «hanno lasciato un segno» nella storia dei campionati del mondo. Il suo nome figura sia nella Hall of Fame ufficiale della Roma che del Milan.
Sei stagioni in Giallorosso dal 1997 al 2003, idolo dei tifosi, lo soprannominarono “Pendolino”, convinse da subito il pubblico, la critica, ma soprattutto due esigenti tecnici: Capello e Zeman.
E’ stato un fuoriclasse, per me il migliore interprete del suo ruolo. Con la Roma 218 presenze ed 8 reti, vincendo lo Scudetto nel 2000 ed una Supercoppa Italiana.
3) Vincente Candelà
Arrivò alla Roma dai francesi del Guingamp a gennaio del1997. Nessuno si aspettava da una piccola squadra dela provincia francese un terzino ambidestro con la vocazione di giocare a sinistra che potesse diventare una grande rivelazione per il calcio mondiale.
Nella capitale il laterale francese sarà titolare per sette stagioni, prima come difensore sinistro nel 4-3-3 zemaniano, e poi come esterno di centrocampo con Fabio Capello. Alla Roma Candela resta per nove stagioni, vincendo tra l’altro uno Scudetto ed una Supercoppa italiana. Quest’ultima battendo 3 a 0 la Fiorentina, partita nella quale segnò un gol da oltre 30 metri di distanza.
Vestirà la maglia della Roma 280 volte, segnando 16 gol, mentre con la nazionale francese 40 presenze e 2 centri, ma soprattutto un Mondiale, nel 1998, ed un Europeo, nel 2000.
4) Daniele De Rossi
Legato dal 2001 al 2019 alla Roma, della quale è il giocatore con il secondo maggior numero di presenze ufficiali di sempre dopo Francesco Totti, con i giallorossi ha vinto due Coppe Italia e una Supercoppa italiana.
Con la Nazionale italiana si è laureato campione del mondo nel 2006 e ha vinto la medaglia di bronzo al Giochi olimpici di Atene 2004, ha raggiunto la finale del campionato d’Europa 2012 e il terzo posto alla Confederations Cup 2013, mentre a livello giovanile è stato campione d’Europa Under-21 nel 2004.
Con 117 presenze è, al 2019, il quarto giocatore italiano e il primo della Roma, con il maggior numero di presenze in nazionale. Con 21 goal è, inoltre, il calciatore non attaccante più prolifico nella nazionale del dopoguerra e il secondo in assoluto dopo Adolfo Baloncieri in tale particolare classifica.[1]
Nel 2006 fu nominato miglior calciatore giovane dall’Associazione Italiana Calciatori, mentre nel 2009 è stato da questa nominato migliore calciatore italiano.[2] Nel 2012 fu inserito nella formazione ideale del campionato europeo di quell’anno.
È considerato una delle maggiori stelle del calcio italiano degli anni duemila e duemiladieci,[18] nonché uno dei migliori centrocampisti d’Europa e del mondo.[12][19] L’ex commissario tecnico della nazionale italiana Marcello Lippi, in seguito ad una grande prova del romano contro la Georgia nelle qualificazioni ai mondiali del 2010, lo elogiò definendolo uno dei migliori centrocampisti al mondo al pari degli inglesi Lampard e Gerrard.[20][21][22] Nella stagione 2011-2012, De Rossi ha spesso ricoperto il ruolo di difensore centrale, sia per la Roma che per la nazionale.[23] Ha più volte dichiarato di ispirarsi allo stile gioco di Roy Keane; in onore del calciatore irlandese, indossa il numero 16 sia con il club sia in maglia azzurra.[24]
Ha giocato con la Roma 616 partite, segnando 63 gol, e vincendo: due coppe Italia ed una Supercoppa Italiana
5) Aldair
campione del mondo con la nazionale brasiliana nel 1994. Considerato uno dei più grandi difensori della storia del calcio brasiliano,per tredici stagioni ha indossato la maglia della Roma, vincendo lo scudetto nel 2000-2001.
Acquistato dai portoghesi del Benfica nel 1990 dal presidente giallorosso Dino Viola per 6 miliardi di lire –, Aldair, oltre a vincere una Coppa Italia nella stagione 1990-1991, un campionato di Serie A nel 2000-2001 e una Supercoppa italiana nel 2001, diventa uno dei simboli della compagine capitolina e capitano della stessa, prima di cedere la fascia a Francesco Totti.
Soprannominato Pluto dai tifosi ha collezionato con la maglia giallorossa 436 partite e 20 reti, in Verdeoro 81 presenze e 3 gol, vincendo un Mondiale e due Coppe America.
6) Agostino Di Bartolomei
Caparbiamente raggiunse il vivaio Giallorosso, romano di Tor Marancia, esordì in serie A e rimase in rosa per tre anni prima di andare a maturare a Vicenza.
Dal campionato 1976-1977, tornato a Roma, divenne un punto fermo nella squadra della sua città e sino al 1983-1984 saltò pochissime gare, tanto da ottenere a fine anni settanta i gradi di capitano della formazione. Il torneo 1977-1978 fu per lui il più prolifico sottoporta, avendo messo a segno 10 reti; ne realizzò invece 7 l’anno dello scudetto. Fu questa, anche, la stagione in cui l’allenatore Nils Liedholm decise di arretrarlo a libero, accanto al giovane stopper Vierchowod: l’esperimento, dopo un iniziale settaggio dei meccanismi, diede ottimi frutti e culminò nel tricolore atteso sulla sponda giallorossa della capitale da quarantuno anni.
In totale giocò con la casacca della Roma 308 gare (di cui 146 con la fascia al braccio), segnando 66 gol. In undici stagioni coi capitolini conquistò, oltre al succitato titolo italiano del 1983, anche tre Coppe Italia, raggiungendo inoltre nel 1984 la finale di Coppa dei Campioni — la prima e fin qui unica nella storia del club romano — persa ai rigori all’Olimpico contro gli inglesi del Liverpool.
7) Bruno Conti
Dal campionato 1976-1977, tornato a Roma, divenne un punto fermo nella squadra della sua città e sino al 1983-1984 saltò pochissime gare, tanto da ottenere a fine anni settanta i gradi di capitano della formazione. Il torneo 1977-1978 fu per lui il più prolifico sottoporta, avendo messo a segno 10 reti; ne realizzò invece 7 l’anno dello scudetto. Fu questa, anche, la stagione in cui l’allenatore Nils Liedholm decise di arretrarlo a libero, accanto al giovane stopper Vierchowod: l’esperimento, dopo un iniziale settaggio dei meccanismi, diede ottimi frutti e culminò nel tricolore atteso sulla sponda giallorossa della capitale da quarantuno anni.
In totale giocò con la casacca della Roma 308 gare (di cui 146 con la fascia al braccio), segnando 66 gol. In undici stagioni coi capitolini conquistò, oltre al succitato titolo italiano del 1983, anche tre Coppe Italia, raggiungendo inoltre nel 1984 la finale di Coppa dei Campioni — la prima e fin qui unica nella storia del club romano — persa ai rigori all’Olimpico contro gli inglesi del Liverpool.
7) Bruno Conti
Con la Roma disputò quasi tutta la sua carriera,eccetto due campionati con il Genoa in Serie B, tra il 1973 e il 1991. La sua maglia era la n. 7. Difese i colori giallorossi per sedici campionati, segnando 35 reti.
Ha fatto parte del nucleo storico della squadra che nel 1982-1983 conquistò lo scudetto e nel 1983-1984 raggiunse la finale di Coppa dei Campioni.
Sempre con la casacca giallorossa ha vinto cinque Coppe Italia (1979-1980, 1980-1981, 1983-1984, 1985-1986, 1990-1991).
In totale giocò 402 partite, segnando 47 gol.
Era talmente amato dai tifosi per la sua romanità, è di Nettuno, e per la classe cristallina che alla sua partita d’addio parteciparono 80.000 tifosi, più della finale di Coppa Uefa giocata dalla stessa Roma due giorni prima.
Ha fatto parte del nucleo storico della squadra che nel 1982-1983 conquistò lo scudetto e nel 1983-1984 raggiunse la finale di Coppa dei Campioni.
Sempre con la casacca giallorossa ha vinto cinque Coppe Italia (1979-1980, 1980-1981, 1983-1984, 1985-1986, 1990-1991).
In totale giocò 402 partite, segnando 47 gol.
Era talmente amato dai tifosi per la sua romanità, è di Nettuno, e per la classe cristallina che alla sua partita d’addio parteciparono 80.000 tifosi, più della finale di Coppa Uefa giocata dalla stessa Roma due giorni prima.
Esordì nella Nazionale azzurra di Enzo Bearzot nel 1980 e vi giocò per 47 volte, segnando 5 reti. È considerato il “figlioccio” di Franco Causio, in quanto in Nazionale ha raccolto la pesante eredità del Barone, titolare negli azzurri per ben nove anni.
Campione del mondo a Spagna 1982, risultò decisivo nella vittoria azzurra, tanto che risultò essere uno dei migliori giocatori della manifestazione, guadagnandosi inoltre il soprannome di “MaraZico”, da Maradona e Zico, i quali in quel mondiale erano i due giocatori più popolari.
8) Carlo Ancelotti
Campione del mondo a Spagna 1982, risultò decisivo nella vittoria azzurra, tanto che risultò essere uno dei migliori giocatori della manifestazione, guadagnandosi inoltre il soprannome di “MaraZico”, da Maradona e Zico, i quali in quel mondiale erano i due giocatori più popolari.
8) Carlo Ancelotti
Ventenne Arriva a Roma dal Parma e il tecnico Nils Liedholm decide di spostarlo in una posizione arretrata, impiegandolo come mediano, ruolo che ne esaltava le doti. L’esordio in Serie A arriva il 16 settembre 1979, in un Roma-Milan terminato a reti inviolate, e conclusa la sua prima stagione in giallorosso, porta a casa il suo primo trofeo in carriera: la Coppa Italia 1979-1980.
Carletto ci mette poco a farsi voler bene dai tifosi e introdursi nei meccanismi della squadra, la quale sfiora il titolo di campione d’italia 1980-1981 e vince ancora la Coppa Italia, nella cui finale Ancelotti va a segno. Durante la stagione 1981-1982 inizia però ad essere afflitto da problemi alle ginocchia, saltando il vittorioso mondiale di Spagna del 1982.
Si riscatta però nella stagione seguente, in cui si vede titolare nella formazione che si aggiudica lo scudetto 1982-1983, il secondo nella storia dei giallorossi. Nel dicembre 1983, durante una gara contro la Juventus, Ancelotti si infortuna al ginocchio sinistro, tenendosi di conseguenza fuori dalla fase conclusiva della Coppa dei Campioni di quell’anno, torna però in campo riuscendo ad aggiudicarsi la Coppa Italia 1983-1984.
La stagione seguente Sven Goran Eriksson prende il posto di Liedholm in panchina, e schiera Carletto costantemente, rendendolo leader del centrocampo. Nel 1985, Ancelotti diventa capitano della Roma, e la sua squadra arriva a un passo dallo scudetto nella stagione 1985-1986, ma vince ancora la Coppa Italia. Dopo un altro anno di Carletto nella Capitale, andrà al Milan per una seconda giovinezza.
Otto anni in giallorosso coronati da uno scudetto (1982-1983) e 4 Coppe Italia (1979-1980, 1980-1981, 1983-1984 e 1985-1986). Le presenze nel club furono 227 con 17 reti, in Nazionale 26 con 1 gol. Era nella rosa azzurra che arrivò terza ai Mondiali del ’90.
9) Roberto Pruzzo
Carletto ci mette poco a farsi voler bene dai tifosi e introdursi nei meccanismi della squadra, la quale sfiora il titolo di campione d’italia 1980-1981 e vince ancora la Coppa Italia, nella cui finale Ancelotti va a segno. Durante la stagione 1981-1982 inizia però ad essere afflitto da problemi alle ginocchia, saltando il vittorioso mondiale di Spagna del 1982.
Si riscatta però nella stagione seguente, in cui si vede titolare nella formazione che si aggiudica lo scudetto 1982-1983, il secondo nella storia dei giallorossi. Nel dicembre 1983, durante una gara contro la Juventus, Ancelotti si infortuna al ginocchio sinistro, tenendosi di conseguenza fuori dalla fase conclusiva della Coppa dei Campioni di quell’anno, torna però in campo riuscendo ad aggiudicarsi la Coppa Italia 1983-1984.
La stagione seguente Sven Goran Eriksson prende il posto di Liedholm in panchina, e schiera Carletto costantemente, rendendolo leader del centrocampo. Nel 1985, Ancelotti diventa capitano della Roma, e la sua squadra arriva a un passo dallo scudetto nella stagione 1985-1986, ma vince ancora la Coppa Italia. Dopo un altro anno di Carletto nella Capitale, andrà al Milan per una seconda giovinezza.
Otto anni in giallorosso coronati da uno scudetto (1982-1983) e 4 Coppe Italia (1979-1980, 1980-1981, 1983-1984 e 1985-1986). Le presenze nel club furono 227 con 17 reti, in Nazionale 26 con 1 gol. Era nella rosa azzurra che arrivò terza ai Mondiali del ’90.
9) Roberto Pruzzo
Era un rapace dell’area di rigore, dallo spiccato fiuto per il gol, un vero bomber.
Pruzzo venne ceduto dal Genoa alla squadra capitolina nell’estate del 1978 per l’importante cifra di 3 miliardi di lire più il passaggio in rossoblù del giovane Bruno Conti. Nella Roma stabilì vari record: vinse tre titoli come capocannoniere nel 1981 (18 gol), 1982 (15 gol) e 1986 (19 gol), conquistò quattro Coppe Italia (1980, 1981, 1984 e 1986) e uno scudetto (1982-1983). Con 106 gol è stato per lungo tempo il miglior realizzatore nella storia della società (record poi superato da Francesco Totti nel corso della stagione 2004-2005).
In totale le presenze nella Roma furono 314 con 138 reti, mentre non ebbe mai un gran rapporto con la Nazionale, sommando solo 6 presenze.
10) Paulo Roberto Falcao
Considerato uno dei più forti centrocampisti della storia del calcio, nel 2004 figurò nella FIFA 100, la lista dei 125 migliori giocatori viventi, selezionata da Pelé e dalla FIFA .
Era un centrocampista centrale elegante che svolgeva prevalentemente la funzione di regista, ma in grado di assolvere a una grande varietà di compiti, partecipando in egual maniera alla fase difensiva e a quella offensiva.
Esordisce con la maglia giallorossa proprio contro la sua ex squadra, l’Internacional, in una partita amichevole giocata il 29 agosto 1980, terminata con il punteggio di 2-2. Qualche settimana dopo esordisce in campionato, il 14 settembre 1980 contro il Como, poi vinta dalla Roma per 1 a 0, ma Falcão non convince, venendo anche criticato, sebbene presto riesca a crescere e guadagnarsi fiducia e ammirazione. Al termine del primo anno in giallorosso termina il campionato con tre reti, mentre la squadra sfiora la vittoria del titolo italiano, però vince la Coppa Italia. L’anno successivo gioca ventiquattro partite e segna sei reti.
Nella stagione 1982-1983 vince con la Roma il suo primo campionato italiano, il secondo nella storia della società, e in questa stagione colleziona ventisette presenze e sette reti in campionato, due reti in Coppa UEFA, una contro il Colonia e una contro il Benfica e una rete negli ottavi di finale della Coppa Italia.
Viene soprannominato dai tifosi “divino” o anche “l’ottavo re di Roma”[4].
Dopo un’altra stagione, con ventisette presenze e cinque reti, e la vittoria in Coppa Italia, la Roma arriva alla finale della Coppa dei Campioni 1983-1984, allo Stadio Olimpico, perdendo ai rigori contro gli inglesi del Liverpool. Falcão rinuncia a battere un rigore, e viene pesantemente criticato. Nel 1985 subisce un grave infortunio, per quale verrà operato a New York, il 1º agosto lascia Roma tramite rescissione del contratto. Ha guidato il centrocampo della Roma per 152 partite, segnando 27 volte, mentre con il Brasile è stato un leader in due Mondiali, vestendo la maglia verdeoro 28 volte e centrando 6 reti.
11) Francesco Totti
E’ il numero 10 della storia della Roma, ma per numerazione classica, essendo più attaccante di Falcao, gli diamo il numero dedicato alle seconde punte.
Considerato uno dei migliori giocatori nella storia del calcio italiano nonché tra i più forti al mondo della propria generazione, nel corso della sua carriera professionistica ha sempre militato nella Roma, squadra della quale è stato capitano dal 1998 al 2017, per un totale record di 19 stagioni.Vincitore con l’Italia Under-21 dell’Europeo 1996, nel 1998 ha esordito nella nazionale maggiore, con cui ha raggiunto la finale dell’Europeo 2000 (venendo eletto man of the match) e vinto il Mondiale 2006.
Con 250 reti in Serie A è il giocatore che nella storia del campionato italiano ha segnato più gol con la stessa squadra ed è al secondo posto nella classifica dei marcatori della Serie A di tutti i tempi; in totale con la Roma ha segnato 307 reti, record di sempre in Italia per una squadra di club. È l’attaccante con più presenze in Serie A (619 partite, terzo in assoluto considerando anche gli altri ruoli) ed è l’unico giocatore, insieme a Paolo Maldini, ad aver preso parte a 25 campionati e il solo ad essere andato in gol per 23 stagioni. In Champions League detiene il record come marcatore più anziano nella storia della competizione, con 38 anni e 59 giorni.
Inserito nella FIFA 100, nell’arco della sua carriera ha conseguito numerosi riconoscimenti internazionali tra cui la Scarpa d’oro come miglior marcatore europeo, il Golden Foot, il UEFA President’s Award e, primo tra i calciatori italiani, il premio alla carriera ai Laureus World Sports Awards. In una ricerca della IFFHS del 2012 è stato eletto «calciatore più popolare d’Europa». A livello nazionale detiene il record di premiazioni (5) come migliore calciatore italiano AIC. Ha collezionato 26 record individuali, giocato 786 partite con la sua squadra, segnato 307 reti, e vinto uno scudetto, due coppe Italia e due Supercoppe Italiane. In Nazionale 58 presenze e 9 reti, tra le quali un micidiale cucchiaio su rigore nel Mondiale 2006 contro l’Australia.
I capitani furono: Di Bartolomei, Ancelotti, Conti, Aldair, Totti e De Rossi.
L’allenatore? Il Barone, Niels Liedholm. Uno scudetto e tre coppe Italia vinte, una finale di Coppa Campioni persa ai rigori. Allenò la Roma in quattro fasi per 12 stagioni, comprese quelle negli anni ’70.
Una Top 11 con soli 4 stranieri, tre brasiliani, 4 romani de Roma e un francese completamente romanizzato. Una Top 11 per vincere i Mondiali: 6 campioni del Mondo.
Nictav
Nella stagione 1982-1983 vince con la Roma il suo primo campionato italiano, il secondo nella storia della società, e in questa stagione colleziona ventisette presenze e sette reti in campionato, due reti in Coppa UEFA, una contro il Colonia e una contro il Benfica e una rete negli ottavi di finale della Coppa Italia.
Viene soprannominato dai tifosi “divino” o anche “l’ottavo re di Roma”[4].
Dopo un’altra stagione, con ventisette presenze e cinque reti, e la vittoria in Coppa Italia, la Roma arriva alla finale della Coppa dei Campioni 1983-1984, allo Stadio Olimpico, perdendo ai rigori contro gli inglesi del Liverpool. Falcão rinuncia a battere un rigore, e viene pesantemente criticato. Nel 1985 subisce un grave infortunio, per quale verrà operato a New York, il 1º agosto lascia Roma tramite rescissione del contratto. Ha guidato il centrocampo della Roma per 152 partite, segnando 27 volte, mentre con il Brasile è stato un leader in due Mondiali, vestendo la maglia verdeoro 28 volte e centrando 6 reti.
11) Francesco Totti
E’ il numero 10 della storia della Roma, ma per numerazione classica, essendo più attaccante di Falcao, gli diamo il numero dedicato alle seconde punte.
Considerato uno dei migliori giocatori nella storia del calcio italiano nonché tra i più forti al mondo della propria generazione, nel corso della sua carriera professionistica ha sempre militato nella Roma, squadra della quale è stato capitano dal 1998 al 2017, per un totale record di 19 stagioni.Vincitore con l’Italia Under-21 dell’Europeo 1996, nel 1998 ha esordito nella nazionale maggiore, con cui ha raggiunto la finale dell’Europeo 2000 (venendo eletto man of the match) e vinto il Mondiale 2006.
Con 250 reti in Serie A è il giocatore che nella storia del campionato italiano ha segnato più gol con la stessa squadra ed è al secondo posto nella classifica dei marcatori della Serie A di tutti i tempi; in totale con la Roma ha segnato 307 reti, record di sempre in Italia per una squadra di club. È l’attaccante con più presenze in Serie A (619 partite, terzo in assoluto considerando anche gli altri ruoli) ed è l’unico giocatore, insieme a Paolo Maldini, ad aver preso parte a 25 campionati e il solo ad essere andato in gol per 23 stagioni. In Champions League detiene il record come marcatore più anziano nella storia della competizione, con 38 anni e 59 giorni.
Inserito nella FIFA 100, nell’arco della sua carriera ha conseguito numerosi riconoscimenti internazionali tra cui la Scarpa d’oro come miglior marcatore europeo, il Golden Foot, il UEFA President’s Award e, primo tra i calciatori italiani, il premio alla carriera ai Laureus World Sports Awards. In una ricerca della IFFHS del 2012 è stato eletto «calciatore più popolare d’Europa». A livello nazionale detiene il record di premiazioni (5) come migliore calciatore italiano AIC. Ha collezionato 26 record individuali, giocato 786 partite con la sua squadra, segnato 307 reti, e vinto uno scudetto, due coppe Italia e due Supercoppe Italiane. In Nazionale 58 presenze e 9 reti, tra le quali un micidiale cucchiaio su rigore nel Mondiale 2006 contro l’Australia.
I capitani furono: Di Bartolomei, Ancelotti, Conti, Aldair, Totti e De Rossi.
L’allenatore? Il Barone, Niels Liedholm. Uno scudetto e tre coppe Italia vinte, una finale di Coppa Campioni persa ai rigori. Allenò la Roma in quattro fasi per 12 stagioni, comprese quelle negli anni ’70.
Una Top 11 con soli 4 stranieri, tre brasiliani, 4 romani de Roma e un francese completamente romanizzato. Una Top 11 per vincere i Mondiali: 6 campioni del Mondo.
Nictav