Baggio, Donadoni, Mancini e Zola

In Italia c’è stata un’epoca calcistica nella quale le nostre squadre di club erano le più forti in Europa, vincendo in continuità tutte le coppe di allora: Uefa, delle Coppe e Campioni. Un periodi nel quale i talenti azzurri brillarono dominando lo scenario internazionale, probabilmente non vincendo il Mondiale o gli Europei per una miopia, quella di non mettere in campo con la Nazionale tutti i migliori. Le squadre di Club vincevano con rose ampiamente italiane, vi era la regola di soli tre stranieri prima in totale e poi in campo. Era il periodo a cavallo tra gli anni ottanta e novanta. Le coppe europee furono ad appannaggio del Milan di Sacchi e Capello, della Sampdoria di Boskov, del Napoli di Bianchi, della Juventus di Zoff, Trapattoni o Lippi, del Parma di Scala o dell’Inter di Trapattoni, Marini o Simoni. Ho citato solo le plurivincitrici, ma tutti i club ebbero importanti percorsi, tanto da avere più volte finali interamente tricolori. Quella lunga stagione fu caratterizzata da tantissimi calciatori italiani di altissimo livello in tutti i ruoli, anche nelle squadre meno importanti. Purtroppo non vincemmo il Mondiale, lo sfiorammo, raggiungendo un secondo e un terzo posto, ma soprattutto fummo fallaci agli Europei, nel ’92 non ci qualificammo e nel ’96 non superammo il primo turno. È da dire che nel 1992, gli Europei vinti a sorpresa dalla Danimarca, partecipavano solo otto squadre. Ricordo quest’epoca di trionfi rivisitandola con la fantasia di un desiderio, quella di rivedere la Nazionale dei migliori di allora. Avevamo la possibilità di poter contare su quattro assi fantastici: Roberto Baggio, Roberto Donadoni, Roberto Mancini e Gianfranco Zola. Donadoni, ala destra, giocò con tutti, era compatibile con gli altri, ma li altri tre non li vedemmo mai insieme. Vi immaginate una squadra con Mancini centravanti, giocò anche in questo ruolo con la Sampdoria, Donadoni a destra, mentre Baggio e Zola a scambiarsi la posizione sulla trequarti o sulla sinistra. C’erano uomini che potevano reggere un attacco così sbilanciato? Io penso di si: Zenga, Peruzzi o Pagliuca in porta, l’intera straordinaria difesa del Milan, la famosa Tassotti-Costacurta-Baresi-Maldini, magari integrata da Vierchovod, Ferri, Bergomi, De Agostini o Ferrara. I due centrocampisti per coprire i quattro funamboli? Forse lì avevamo meno scelta: Ancelotti, Albertini, De Napoli, Dino Baggio, Crippa o Galia. Io immagino, fantastico, su quanta classe e tecnica avremmo ammirato tra quei quattro. Baggio e Mancini sicuramente erano due prime donne, Zola e Donadoni più disponibili al sacrificio tattico, ma avremmo visto spettacolo e gol, ne sono sicuro. Secondo me anche tantissime vittorie con sei uomini a coprirli. Baggio, Pallone d’Oro, che fece impazzire ogni tifoso, amato da tutti. Mancini il leader della Sampdoria e della Lazio, nelle due uniche fasi vincenti di queste squadre. Zola sostituì Maradona senza ansia, brillo’ a Parma e divenne il più amato al Chelsea. Donadoni dominò la fascia destra del Grande Milan degli Invincibili. Quattro fantasisti per fantasticare un tocco in più su un’epoca storica di grandi vittorie italiane, quando il mercoledì era di Coppa e la domenica il Campionato.
Nictav
 

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