Pd: domani assemblea, Zingaretti mette mano a riforma partito

(AGI) – Roma, 12 lug. – Chiuso nella sua stanza al Nazareno, a
mettere a punto la relazione per l’assemblea di domani, tanto
da comunicare solo per telefono anche se l’interlocutore e’
qualche stanza più in la’. Nicola Zingaretti mette a punto la
relazione che porterà domani all’assemblea dem e con la quale
vuole lanciare la doppia sfida di rinnovamento del partito. Una
interna, con l’insediamento della Commissione di Riforma dello
Statuto e del Partito; l’altra esterna, con il Viaggio per
l’Italia, già avviato, e soprattutto con la Costituente delle
Idee, l’appuntamento da tenere a Bologna in autunno con il
quale intende stringere quelle alleanze civili e politiche che
sole possono offrire una possibilità di vittoria alle
elezioni. (AGI)

Due sfide che, tuttavia non slegate
l’una all’altra. La Commissione di Riforma del Partito e dello
Statuto sara’ insediata domani e sara’ formata da un minimo di
11 a un massimo di 15 membri scelti nel rispetto del pluralismo
interno. Ad essa spetterà la proposta di riforma dello statuto
da sottoporre ai territori. Per quanto riguarda la riforma
dello statuto al momento c’e’ una sola certezza: l’automatismo
che prevede la candidatura a premier del segretario in carica
e’ da modificare. E questo perché, in un sistema largamente
proporzionale come e’ quello previsto dalla legge elettorale
vigente, e’ indispensabile prevedere primarie di coalizione.
Zingaretti ne e’ consapevole e studia l’unico precedente,
quello delle primarie di “Italia Bene Comune” indette con la
segreteria di Pier Luigi Bersani e da lui vinte contro Matteo
Renzi, Nichi Vendola, Laura Puppato e Bruno Tabacci. Nulla di
deciso, affermano comunque esponenti dem vicini al segretario:
spetterà alla Commissione di Riforma del Partito e dello
Statuto trovare i giusti meccanismi. Su questo, non dovrebbero
esserci tensioni con la minoranza. Domenica, nel corso della
due giorni di Base Riformista, Lorenzo Guerini aveva
sottolineato: “Sento parlare del tema della divisione della
leadership dal tema della premiership: io credo sia un errore”
ma “se questa dovesse essere la scelta vorrei essere chiaro: il
candidato che presenteremo alle elezioni per guidare il Paese
si sceglie attraverso le primarie, non attraverso liturgie o
giochi interni”. E’ Maurizio Martina a dare rassicurazioni:
“Uno strumento come le primarie per me non e’ affatto in
discussione, anzi. Ne va rilanciato proprio il senso e il
significato aperto, anche in ragione della legge elettorale che
abbiamo oggi. Con questo spirito penso che potremo fare un buon
lavoro tutti per rafforzare il Pd”. Altro capitolo su cui si
potrebbe intervenire e’ quello riguardante le primarie per la
scelta del segretario. L’ultima volta ci sono voluti sette mesi
per completare l’iter dall’apertura del congresso, con il voto
nei circoli, alle primarie nazionali. Troppo, in una fase in
cui la politica si muove a ritmi vorticosi. (AGI)

Questo lavoro di riorganizzazione
interna si sposerà, per forza di cose, con il lavoro di
costruzione dell’alternativa di governo, a partire dalle idee
raccolte durante il Viaggio per l’Italia e che andranno a
rappresentare il nucleo del programma del Partito democratico
per l’alternativa, vero fulcro dell’appuntamento di Bologna. I
pilastri su cui costruire questo programma ci sono già: fisco,
con il taglio del costo del lavoro; sostenibilità ambientale
come leva di crescita e sviluppo; investimenti in istruzione.
Su questi tre pilastri – ma non mancheranno i passaggi sul
mondo delle imprese, sulle infrastrutture, sulla sanità e
sulla sicurezza – sara’ costruita la proposta del Pd agli
elettori, ma anche ai possibili alleati. Il segretario dem non
vuole operazioni “politiciste” e per questo ha avviato già da
tempo un lavoro di tessitura che dovrebbe portare ad una rete
formata da forze politiche – +Europa, Democrazia Solidale e da
Articolo 1 – e da forze civiche, sociali, territoriali. Il
segnale che Zingaretti lancia e’, dunque, che senza Pd non può
esserci alternativa. Occorre andare avanti a lavorare senza
perdersi in chiacchiere, e’ il ragionamento del segretario. Un
messaggio valido anche per chi, all’interno del partito, non
perde occasione per rimarcare la sua differenza rispetto alle
scelte del nuovo corso. E non sembra un caso che proprio
lunedì, a poche ore dall’evento dell’area Lotti-Guerini a
Montecatini, Zingaretti abbia concluso la sua visita a Genova,
tra i camalli e gli operai della Bombardier di Vado Ligure con
lo slogan “fuori dalle chiacchiere, tra le persone”.
Tra le pieghe di questa discussione, Zingaretti non
mancherà di fare delle incursioni sullo scenario politico,
toccando inevitabilmente i temi dell’Europa e delle
implicazioni del caso riguardante i presunti fonti russi alla
Lega. Per il segretario, non e’ nemmeno il passaggio di denaro
l’aspetto più grave della vicenda, quanto il tentativo di
disarticolare la collocazione estera dell’Italia, membro di
Unione Europea e Alleanza Atlantica. Una collocazione che, dai
governi Dc-Psi passando per Romano Prodi e Silvio Berlusconi,
non e’ stata mai messa in discussione. (AGI)

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(fonte foto: Wikipedia)

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