Pignatone va in pensione, da sempre in prima linea Capo Procura Roma, in 7 anni da Mafia Capitale a Cucchi e Regeni

(di Marco Maffettone)
(ANSA) – ROMA, 08 MAG – Domani si chiude il settennato di
Giuseppe Pignatone a capo della Procura di Roma. Oggi il
magistrato compie 70 anni e da domani sara’ ufficialmente in
pensione. Una lunghissima carriera, iniziata nel 1974, sempre in
prima linea contro le grandi organizzazioni criminali, come Cosa
nostra e ‘Ndrangheta, e trent’anni trascorsi in Sicilia. A Roma
chiude un mandato che ha profondamente inciso l’attivita’
giudiziaria dell’ufficio con una serie di indagini che hanno
colpito i gruppi criminali attivi nella Capitale ma anche
smascherato quel “mondo di mezzo”, quel settore grigio in cui il
malaffare si intreccia con la pubblica amministrazione e i
palazzi della politica. E proprio su questo tema, in una rara
intervista, ha parlato del contrasto tra magistratura e politca.
“Se dura da decenni, seppure in forme diverse, si deve ritenere
che ci siano ragioni strutturali, al di la’ delle scelte o delle
colpe di alcuni protagonisti che pure esistono” ha detto
Pignatone, aggiungendo che “c’e’ la tendenza, diffusa in tutto
l’Occidente, ad ampliare il ruolo dei giudici, affidando loro la
soluzione di problemi di natura istituzionale, economica o
addirittura etica che la politica non sa o non vuole risolvere”.
Pignatone e’ arrivato a Roma il 19 marzo del 2012 proveniente
dalla procura di Reggio Calabria. Il 4 dicembre del 2014 gli
arresti dell’indagine “simbolo” della sua era a piazzale Clodio:
“Mafia Capite”, una organizzazione mafiosa fatta di
amministratori locali, imprenditori e vecchie conoscenze degli
anni di piombo che puntava a gestire appalti e commesse
all’ombra del Campidoglio. L’ex Nar, Massimo Carminati e il capo
delle coop romane, Salvatore Buzzi sono individuati come i
‘capi’ del gruppo mafioso. Un vero e proprio terremoto
giudiziario che ha coinvolto anche l’ex sindaco Gianni Alemanno
(condannato in primo grado a 6 anni per corruzione). Un impianto
accusatorio riconosciuto nel processo di Appello e che ora
attende l’ultimo step in Cassazione.
Forte l’impegno nella lotta alle organizzazioni criminali
presenti nel litorale romano e nell’area est della Capitale. Una
vera e propria guerra a colpi di arresti e sequestri che hanno
riguardato il clan Spada ad Ostia, i Casamonica e i Fasciani.  E
durante il settennato di Pignatone sono stati tre i sindaci
finiti sotto inchiesta e poi a processo: oltre ad Alemanno,
anche il caso ‘scontrini’ che ha riguardato Ignazio Marino
(assolto in primo grado, condannato in appello e poi nuovamente
assolto in Cassazione) e la vicenda nomine che ha coinvolto
l’attuale sindaca Virginia Raggi, assolta in primo grado il 10
novembre scorso. Nel filone “politico” da segnalare anche
l’indagine legata al progetto del nuovo stadio della Roma con
arresti di imprenditori e coinvolgimento di politici. Un filone
di questa maxindagine ha portato, nel marzo scorso, all’arresto
per corruzione di Marcello De Vito, esponente degli M5S e
presidente dell’assemblea capitolina. Nell’ambito delle
inchieste di pubblica amministrazione l’ultima in ordine di
tempo e’ quella arrivata da Palermo per competenza e che vede
indagato per corruzione, il sottosegretario Armando Siri.
Un capitolo a parte spetta la vicenda legata alla morte di
Stefano Cucchi. Al nome di Pignatone sono legati i procedimenti
che, coraggiosamente, sono stati portato avanti in questi anni.
Il lavoro del sostituto Giovanni Musaro’ e’ riuscito a fare
emergere una serie di presunti depistaggi da parte di uomini
dell’Arma messi in atto per ostacolare l’accertamento della
verita’ su decesso del giovane geometra romano avvenuto
nell’ottobre del 2009. Questo indagine e’ ora al vaglio del gip.
Infine il caso di Giulio Regeni, il ricercatore universitario
rapito, torturato ed ucciso in egitto nel febbraio del 2016.
Anche per questa vicenda Pignatone ha messo in campo tutti gli
strumenti investigativi possibili per cercare di arrivare ad una
verita’. Una attivita’ istruttoria complessa che ha portato
all’iscrizione nel registro degli indagati cinque agenti
dell’intelligence egiziana per l’accusa di sequestro di persona.
Una indagine lastricata di difficolta’ che poprio negli ultimi
giorni ha fornito una svolta con l’invio di una nuova rogatoria
legata anche alla “confessione” da parte di uno degli indagati e
che sarebbe stata carpita da un supertestimone.  L’ultimo atto
firmato dal magistrato palermitano prima di lasciare gli uffici
di piazzale Clodio. “Non so cosa faro’ adesso – ha detto il
procuratore ai cronisti che ha incontrato per un saluto
informale -. Di sicuro avro’ tanto tempo a disposizione per
leggere ma non si escludono sorprese”. (ANSA).

Corruzione: boom segnalazioni whistleblowing in 2018

(fonte foto: ANSA.it)

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