Lupi sui Monti Aurunci – il parere dell’esperto Dott. Del Bene

Nell’ultimo periodo numerosi sono stati gli episodi di presunti attacchi di lupi al bestiame presente nel territorio del Parco Naturale dei Monti Aurunci. Nei giorni scorsi invece è stata ritrovata la carcassa di un lupo lungo il bordo della Formia-Cassino, nei pressi di Penitro. Sulla vicenda interviene il naturalista dell’Ass. Ambiente Natura e Vita, Dott. Marco Del Bene, studioso dei lupi.
“Spesso la disinformazione naturalistica crea allarmismo e odio verso questo predatore importante per l’ecosistema del nostro territorio, infatti molte predazioni vengono attribuite al lupo, ma in molti casi sono da attribuire a cani randagi, singoli o in gruppo. La presenza del lupo nel Parco Naturale dei Monti Aurunci, accertata e stabilizzata ormai da anni, è un’importante realtà nel panorama naturalistico, il fenomeno del randagismo non va invece sottovalutato. Il lupo cacciando gli ungulati – ad esempio i cinghiali – permette l’evoluzione delle popolazioni di questi ultimi. Infatti in condizioni naturali le popolazioni di ungulati selvatici si compongono di individui in buona salute e di altri più vulnerabili e deboli: gli anziani, i giovani, gli individui debilitati, malati o feriti. Convive in equilibrio con gli ungulati selvatici proprio perché, generalmente sebbene non esclusivamente, seleziona con cura le prede da catturare con minor sforzo, cioè gli individui più deboli, migliorando così inconsapevolmente la qualità delle popolazioni”, spiega Del Bene. “La convivenza uomo-lupo è possibile, ovviamente non appena l’animale ricompare in un territorio è difficilissima, ma con il tempo è assolutamente possibile con la collaborazione reciproca da parte di allevatori, Enti e ricercatori. Adottando sistemi di prevenzione, che si sono dimostrati efficaci in molti casi, modificando il modo di gestire le attività zootecniche. La convivenza implica modifiche nella gestione dell’allevamento. È chiaro che bisogna cercare di usare al meglio i sistemi di prevenzione, garantire la presenza dell’allevatore con gli animali. È un onere in più e non è semplice, se per anni si è stati abituati a lasciare le mandrie e le greggi allo stato brado. Modificare la gestione dell’allevamento significa essere presenti al pascolo, utilizzare le strategie antipredatorie, ad esempio tenere al riparo i piccoli, le femmine gravide, usare le reti elettrificate, i cani da guardiania di qualità, addestrati per questo scopo. L’insieme di tutte queste misure ha fatto sì che nelle zone in cui il lupo è tornato da ormai vent’anni, la convivenza funzioni”. Infine una corretta divulgazione naturalistica va aggiunta al fine di proteggere e tutelare la specie che è importantissima in natura e soprattutto per non creare allarmismo come spesso succede. “Il lupo ha molta paura dell’uomo ed è diffidente, difficilmente gli si avvicina, non risultano attacchi all’uomo da oltre 200 anni. Nella maggior parte dei casi, quindi, la paura nei confronti dei lupi risulta essere del tutto ingiustificata. Eppure, ancora oggi nell’opinione pubblica è diffusa un’immagine del lupo che tende a metterne in risalto la bestialità e la pericolosità di quest’animale. Molto spesso questa paura si rivela essere vero e proprio allarmismo ingiustificato, alimentato molto spesso anche dalla stessa stampa che vede in atti completamente naturali, come la predazione di un animale selvatico, la testimonianza della pericolosità di questa specie” dichiara Del Bene. “Lo studio scientifico è fondamentale al fine di comprendere la consistenza, la dinamica della popolazione e soprattutto l’impatto dei danni sulla zootecnia, va effettuata da figure professionali qualificate, seguendo con criterio i protocolli di ricerca. A tal proposito l’associazione naturalistica Ambiente Natura è Vita è impegnata attivamente dall’inizio dell’anno nel monitoraggio del lupo avviato dal Parco Naturale dei Monti Aurunci, i risultati ottenuti saranno fondamentali per la conservazione e tutela del lupo e per mitigare i danni alla zootecnia”.

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