Siamo responsabili della Europa

La scelta di andare in piazza oggi, il giorno di San Benedetto, Patrono d’Europa, non è una trovata elettorale, ma è una riflessione che emerge da un risveglio.
Un letargo lungo un inverno che giunge a primavera.
Una riflessione che emerge comune dopo una stagione delle reazioni, senza la fatica della riflessione.
Proviamo a riflettere sul ruolo dell’Europa e sul nostro ruolo nell’Europa.
Dubitiamo della Unione Europea?
Perché?
Riconosciamo per caso negli stati nazionali precedenti alla Seconda Guerra Mondiale o in quelli precedenti alla Prima Guerra Mondiale l’equilibrio ideale?
Questa Unione Europea ha comunque prodotto pace ed equilibrio sociopolitico.
Ha ragione Massimo Cacciari quando a Latina, in Curia, ha affermato che chi oggi ridiscute questa strada è come colui che, avendo bucato sulla strada 148, allora non ritorna più a Sabaudia al mare.
I problemi ci sono, vanno risolti, ma non ridiscussa la costruzione di questa Unione Europea.  Ha ragione Mons Crociata quando ha dichiarato che il ritorno ai piccoli stati sovrani porta ad una fragilità politica, sociale ed economica davanti a giganti quali India, Cina o Stati Uniti con il rischio di essere spazzati via.
L’Italia è l’Europa, come lo è la Spagna o lo sono il Belgio o la Repubblica Ceca.
Siamo sulla stessa nave, quale ruolo abbiamo, quale funzione svolgiamo, quale rotta scegliamo?
Non l’Italia, ma noi comunità italiana.
Non l’Italia, perché l’Europa non prescinde dall’Italia; dalla storia di Roma, da Giulio Cesare, Leonardo da Vinci, Manzoni o Cavour.
La Unione Europea, invece, può prescindere da noi.
Allora dovremmo chiederci prima di tutto se noi siamo la comunità italiana e poi questa nostra attuale comunità, se lo è tale, cosa sia in grado di fare in questa Unione Europea.
La nostra comunità nazionale dopo la Seconda guerra mondiale oppure negli anni di piombo ha dimostrato di saper affrontare la “questione europea”, anche quelle generazioni politiche, oggi ci stiamo lamentando, senza avere la coscienza di avere la responsabilità di un ruolo decisivo, di essere artefici di un destino comune.
L’Europa rimarrà Europa con il suo carattere britannico anche se andasse via la Gran Bretagna, perché è una identità forgiata anche da Shakespeare, lasciare la strada della Unione Europea vuol dire disconoscere la nostra cultura, la nostra storia.
Non facciamo gli interessi degli italiani se urliamo e protestiamo contro questa Unione Europea, ma se ne correggiamo la rotta. Come? Convincendo gli altri, persuadendo, predicando le nostre idee.
Non ci riusciamo? Non sono buone le nostre tesi oppure non siamo bravi noi. Ricordiamoci che i nostri predecessori italiani hanno quasi sempre avuto il timone della rotta europea sentendone l’appartenenza. Da San Benedetto ripartiamo con il lavoro faticoso per migliorare la nostra Europa.
È difficile costruire, è facile distruggere.

Nicola Tavoletta
Portavoce del Forum del Terzo Settore della provincia di Latina

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