Il concetto di comunicazione

Il primo problema che si pone quando vogliamo diffondere una comunicazione è quello di mantenerne completamente ed integralmente il contenuto.
La trasmissione di un messaggio, facciamo il caso di una comunicazione culturale, equivale a trasferire da un luogo ad un altro il messaggio stesso.
Luogo che può intendersi sia uno spazio che un ambito culturale, scientifico, religioso, politico e via
narrando.
L’ambasciata di un paese in un altro serve a questo, tanto per fare un esempio generico.
Così come le redazioni estere dei network e delle testate giornalistiche servono a questo scopo.
Comunicare bene, nell’era delle comunicazioni, è fondamentale.
lo era anche al tempo della Torre di Babele ma oggi si può affermare che in mancanza di una esatta trasmissione di una comunicazione si rischia di essere emarginati nel mondo dell’informazione e delle opportunità.
Problema annoso che riguarda tutti. Una delle frasi che dovremmo usare in modo ricorrente è: non ho capito, riprovo.
Una interessante indagine sul grado di analfabetizzazione degli italiani fu promossa dall’allora ministro dell’istruzione De Mauro 20 anni fa. Commissionò un’indagine conoscitiva su un congruo campione di italiani scolarizzati, quindi con grado di istruzione da sufficiente a buono, che tra i quesiti da risolvere ne aveva uno che suonava più o meno così: Se il gatto miagola vuole il latte. L’alternativa era: Se il gatto miagola potrebbe volere il latte.
Una considerevole parte di italiani risposero che si, se il gatto miagola vuole il latte.
Affrontare un’ipotesi sembrava più complesso che accettare e confermare una tesi.
Oggi dopo venti anni di moltiplicazione inarrestabile di messaggi ed informazioni funziona ancora così o questa formidabile esposizione alla conoscenza ha prodotto un’emancipazione culturale positiva?
Non ho trovato dati disponibili ma diversi studi, soprattutto delle università anglosassoni, sembrerebbero affermare che sostanzialmente si, il grado analfabetizzazione alla comprensione di messaggi dall’entropia marcata (sarebbe la massima concisione ed essenzialità del messaggio informativo) è sempre molto elevato.
E’ l’anello debole che utilizzano coloro che sfruttano questa limitata funzione a comprendere che hanno molte persone, per suggestionarle con messaggi sballati, falsi o quantomeno esagerati.
Le cosidette “bufale”.
E’ facile affermare che : “Duecento scienziati No Vax si sono riuniti a Lione per stilare un documento sulla relazione che esiste tra autismo e vaccino trivalente. I dati sono estremamente preoccupanti: i bambini contagiati sono stati sei milioni in dieci anni in Asia e Medio Oriente”.
Sebbene questa “notizia”( da me inventata ora) contenga evidenti affermazioni improbabili e incoerenti (200 scienziati chi?, perché Lione? Quali dati sarebbero emersi? ,che tipo di indagine?….) troverebbe certamente un folto pubblico disposto ad accettarla senza critica, fideisticamente, se ricalca il comune sentire di quella fetta di ” consumatori di notizie” che potrebbe intercettare questo sciocco messaggio.
Perché tutti noi oggi siamo avidi consumatori di notizie.
Lambertus.

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