PROCESSO ADOTTIVO

Dr.ssa Serena Masci di “Psinsieme”, gruppo di supporto psicologico territoriale: dr.ssa Rita Baggiossi, dr. Fabio Battisti, dr.ssa Alessia Belgianni, dr.ssa Alessia Micoli, dr.ssa Cristina Pansera

Negli ultimi anni in Italia il fenomeno delle adozioni è andato via via crescendo. L’adozione è diventata il modo per soddisfare il desiderio di maternità e paternità, poichè dà la possibilità di accedere alla genitorialità, intesa non più esclusivamente come conseguenza della procreazione, ma come contributo dei singoli partner in una relazionalità cooperativa che possa tener conto delle esigenze e degli obiettivi reciproci e dello spazio fisico e psicologico che verrà assunto dal bambino (Salcuni et al. 2006). Le coppie che chiedono l’idoneità all’adozione spesso hanno fatto diversi tentativi per ottenere una gravidanza naturale, talvolta anche attraverso la procreazione assistita. Sono perciò molto motivate, con alle spalle un percorso faticoso e doloroso e necessitano di un sostegno ed un accompagnamento ben strutturato per proseguire al meglio lungo la complessa strada dell’adozione. Le coppie dopo aver sperimentato l’infertilità, il dolore, la rabbia, il senso d’impotenza, d’incapacità personale e di coppia hanno la sensazione di essere stati privati di qualcosa, di non essere riusciti a realizzare un progetto. È in questo momento che il desiderio di un figlio diventa sempre più pressante. Il figlio diventa un componente fondamentale dell’affermazione e realizzazione personale.

Nello specifico l’adozione si esplica come un processo di accoglienza ed integrazione che, perché si possa realizzare concretamente nella relazione tra genitori adottivi e figli adottati, deve prevedere l’accoglienza e l’integrazione a livello personale ed individuale proprio degli aspetti di danno, delusione e perdita di entrambe le parti chiamate in causa (Pace et al., 2012). Nell’incontro tra genitori e bambino, variabili oggettive e soggettive si articolano in un processo complesso, per cui gli esiti dell’adozione dipenderanno dalle risorse emotive e cognitive che entrambi saranno in grado di attivare per affrontare l’evento. Le famiglie adottive devono affrontare dei compiti evolutivi aggiuntivi rispetto a quelle naturali dove, da un lato, si devono comprendere gli aspetti problematici della storia di abbandono del bambino, dell’eventuale età avanzata al momento dell’adozione, o la presenza di disabilità e dall’altro le proprie difficoltà nell’avere figli, quindi nell’elaborazione dell’infertilità e la conseguente ferita narcisistica in relazione alla percezione del lutto di un figlio ideale (S. Lorenzini, M. P. Mancini, 2007).  Grazie all’aiuto dei genitori il bambino potrà sviluppare una sana relazione di attaccamento e vivere una vita serena, riuscendo a superare quelli che sono gli eventi traumatici che hanno caratterizzato la sua esperienza precedente, aiutando così il figlio a rielaborare la sua storia passata senza pretendere che questa venga cancellata completamente o dimenticata. Inoltre, grazie all’aiuto professionale i genitori riusciranno ad affrontare i fantasmi della rappresentazioni di sé, di sé in coppia, del mandato transgenerazionale (Rustin, 2008). Se gli adulti riescono a usufruire della terapia come base sicura, è possibile che si costituiscano insieme ai terapeuti come base sicura per il figlio nell’esplorazione di quella parte di realtà che ha contribuito a far si che lui sia quello che è nell’attualità (Bowlby, 1988).

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