BIFFONI (ANCI): “CON LA CRISI UMANITARIA AFGHANA, SEGNALE NUOVO DA GOVERNO SU ACCOGLIENZA SAI. SPERIAMO IN LEGGE DI BILANCIO”

Intervista al Sindaco di Prato e delegato ANCI nazionale per l’Immigrazione

In uno dei numerosi panel, organizzati nell’ambito del Festival Sabir 2021 a Lecce, anche quest’anno dedicato ai temi dei diritti umani, della buona accoglienza e dell’integrazione, è intervenuto a portare il punto di vista e la riflessione di ANCI, Matteo Biffoni.

A Lazio Sociale il Sindaco di Prato, città con una numerosissima comunità cinese, Presidente ANCI Toscana e, soprattutto delegato nazionale sulla questione Immigrazione dell’Associazione dei Comuni italiani, in questa intervista a LS, ha espresso l’auspicio che, dopo lo slancio solidale dimostrato da tanti cittadini e dalle istituzioni verso le famiglie afghane in fuga ad agosto, vi sia una svolta effettiva negli indirizzi e nelle politiche per una accoglienza reale e integrata.

E questo, operando con rinnovata efficacia nel quadro del SAI, il
Sistema Accoglienza Integrazione, introdotto con le modifiche ai molto contestati Decreti Sicurezza, attraverso il Decreto Legge 130/2020, che prevede l’accoglienza diffusa “integrata” con progetti ad hoc e l’adesione volontaria degli Enti locali – e il supporto del Terzo Settore – per i richiedenti asilo, i titolari di protezione internazionale e i minori non accompagnati.

Presidente Matteo Biffoni, l’estate scorsa, con la conquista del potere dei Talebani e il disfacimento del governo filo-occidentale a Kabul è avvenuta una nuova, inattesa in tempi cosi rapidi, crisi umanitaria.
In Italia, c’è stata una risposta straordinaria di solidarietà da parte di Istituzioni, a tutti i livelli, realtà associative e di Terzo settore, dei cittadini. Dai ponti aerei alla favorevole accoglienza ovunque di intere famiglie, e questa volta senza separare donne e figli piccoli dai mariti.

Voi come ANCI a nome di tutti i Comuni avete prontamente dato ampia disponibilità al governo per accogliere degnamente settemila persone.
Chiusa l’emergenza afghana, però, rimane inevasa la quotidianità e una risposta strutturale complessiva del nostro Paese al fenomeno migratorio?

La risposta che noi ci aspettiamo e che avevamo richiesta era piuttosto elevata. Come Comuni eravamo pronti a mettere in campo una disponibilità di accoglienza per 7-8mila posti.

È arrivata una prima tranche di un significativo gesto di ampliamento, augurandoci che nella prossima legge di Bilancio poi si arriverà a rintracciare altri posti.

Come ANCI abbiamo chiesto per gli ordinari del SAI altri diecimila posti. Speriamo che il governo intenda investire su questo tipo di esperienza e opportunità.

D’altra parte, si deve riconoscere che dopo molti anni – sono almeno quattro o cinque – che finalmente c’è l’ampliamento del sistema con questi duemila posti.

I tempi politico-burocratici sono abbastanza lunghi. Da agosto, quando lei a nome dell’ANCI ha inviato la lettera al governo, siamo giunti fino ottobre con l’ampliamento dei posti.
Ma, a parte questa apertura positiva dell’esecutivo, qual è, ad oggi la realtà e la collaborazione dei sindaci e degli Enti locali, anche di schieramenti politici diversi e opposti, rispetto a questo tema?

Devo riconoscere che sulla questione Afghanistan si è “aperto” il Paese. Le immagini che abbiamo visto, con le folle di madri e bambini all’aeroporto di Kabul hanno colpito tutti.

Sindaci di centro sinistra, di centro destra o del Movimento 5 stelle, come l’ex prima cittadina di Roma, Virginia Raggi, che si era subito attivata, o tanti Sindaci civici hanno dato la disponibilità a fare quel percorso di accoglienza dentro il sistema SAI che, in altri casi non avevamo rilevato.

Ovviamente l’Afghanistan è stata una situazione particolare. Ma noi ci auguriamo che sulla base dell’esperienza di questa estate passata e con l’ampliamento delle possibilità di accoglienza si possa costruire una situazione più stabile. Questo anche per le altre realtà critiche.

Possiamo avere le opinioni più diverse sulla questione immigrazione, ma è un tema che c’è e non aggirabile.
La gente fugge dai propri paesi per fame, per la ricerca di un lavoro, per una nuova prospettiva da dare alle proprie famiglie ed è quindi necessario strutturarsi per gestire questo fenomeno che c’è e continuerà inevitabilmente ad esserci.

Secondo noi, per l’ANCI, è la risposta più efficace. E sia per le persone che arrivano, ma anche e soprattutto per le comunità che accolgono.

Intanto, attendiamo il contenuto specifico della Legge di Bilancio?

Sì, aspettiamo di leggere cosa sarà previsto in merito. E sarà molto significativo per capire se l’indirizzo sarà effettivamente questo che si è anticipato nei mesi scorsi.

Roberto Pagano

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