Dal “Business Plan” all’Arte della Guerra di Sun Tzu. Mettiamo radici al nostro sogno imprenditoriale

di Ivan Simeone

direttore CLAAI Assimprese

Aprire una nuova attività d’impresa, sia essa piccola o più strutturata non è certamente una cosa semplice e implica diversi aspetti sia di carattere formativo che finanziario e di strategia commerciale. Spesso si ha un bel sogno, un buon progetto dettato “dal cuore” o scaturito dagli studi appena terminati o, ancora, dall’esigenza di rendere impresa una precedente attività professionale avuta da “dipendente”. Ma come “mettere per terra” la propria idea?

Il primo passo che dobbiamo fare è quello di costruire un attento e approfondito “business plan”, ma andiamo per ordine.

Prima ancora della realizzazione del proprio progetto di investimento bisogna aver ben chiaro a cosa si va incontro. Certamente se vado a leggermi il saggio “Volevo solo vendere la pizza” di Luigi Furini, edito da Garzanti, forse qualche perplessità mi viene, sommerso dai tanti balzelli, corsi, leggi e obblighi cui dovrò far fronte, ma con una buona impostazione iniziale, una buona programmazione finanziaria e supporti di consulenti capaci e professionali il sogno imprenditoriale può prendere il largo ma la formazione personale e la sensibilità imprenditoriale è sempre un punto essenziale da coltivare.

Le librerie sono stracolme di saggi sull’autoimprenditorialità, il business d’azienda, sul come aprire una attività… tutti molto interessanti ed utili, anche se bisogna saper discernere.

Un saggio che possiamo definire “cult”, un riferimento per le sollecitazioni che offre, è l’“Arte della Guerra” di Sun Tzu da molti definito un vero manuale di gestione d’impresa, che consiglio vivamente di leggere attentamente per imparare a gestire i conflitti quotidiani in cui ognuno di noi costantemente si imbatte.

Quali professionalità, quale esperienza “certificata”?

Una delle prime cose da valutare è la/le professionalità che devono essere presenti nella nuova attività. Aspetto essenziale che viene valutato dalle banche, è la professionalità reale e concreta dell’imprenditore. Se voglio aprire una pizzeria, io che ho un trascorso da consulente amministrativo, certamente non avrò credito come una persona che ha lavorato in un ristorante. Quindi valutare la formazione professionale, corsi, titoli e soprattutto l’esperienza che deve essere “certificata”.

Il Business plan

Dobbiamo poi scontrarci con la fredda realtà commerciale e finanziaria.

Molto spesso, quando ho avuto modo di confrontarmi con start up, mi sono visto recapitare un paio di foglietti con uno specchietto di entrate/uscite che mi veniva presentato come business. La pianificazione di una start up/nuova impresa è tutt’altra cosa.

Il Business Plan, per chi voglia cominciare una attività, è l’elemento essenziale di programmazione e biglietto di presentazione per banche ed investitori. Deve essere fatto in maniera professionale e completa. Non sono solo i due numeri da mettere in colonna, ma rendere “visibile” una idea imprenditoriale e renderla sostenibile finanziariamente.

In “CLAAI Assimprese” -consulenza@claai-assimprese.it- assistiamo direttamente coloro che necessitano della redazione del progetto di investimento ma, essenziale, è che la redazione venga effettuata in stretta sintesi con il neo-imprenditore e che non venga fatto un “copia incolla” made by internet. Il business plan è come un vestito di sartoria, che deve essere cucito addosso al nostro giovane imprenditore. Non fidatevi di chi vi propone documenti precostituiti.

Un buon documento, ovviamente tarato sull’impresa nascente, deve essere composto sia da una parte descrittiva dell’idea imprenditoriale, dall’analisi dei processi produttivi e/o dall’erogazione dei servizi, eventuali innovazioni di progetto e le analisi di mercato e gli aspetti commerciali, costo del prodotto/servizi e analisi della concorrenza, analisi swot e un cronoprogramma delle attività previste. Necessita cercare di presentare e “trasmettere” l’attività che si vuole avviare e le motivazioni che la animano. Bisogna specificare l’organizzazione che si intende strutturare. Basilare è l’analisi di settore in cui la nuova impresa si troverà ad operare fino ad arrivare al piano marketing con le sue strategie, le risorse e gli obiettivi.

La seconda parte del nostro business plan è prettamente finanziaria, con un bilancio analitico minimo a tre anni con i ricavi previsti, piano degli investimenti, conto economico preventivo e stato patrimoniale sempre, ovviamente, preventivo. Evidenziare se vi sono capitali propri inseriti nel progetto. E’ bene che una parte dell’investimento sia proprio dei neo-imprenditori per evidenziare agli investitori ipotetici che a rischiare in solido sono per primi coloro che vogliono avviare la nuova attività.

Non sono analisi semplici ed è necessario farsi affiancare da consulenti ed interagire costantemente con loro.

Un buon piano di investimento, business plan, è alla base di ogni richiesta di finanziamento, sia bancario che legato ai vari bandi dedicati alle nuove imprenditorialità e ancor più se si vuole far ricorso al microcredito e deve essere snello, efficace ed il più completo possibile. Per ulteriori consigli e approfondimenti si può chiedere un contatto mandando una mail a consulenza@claai-assimprese.it.

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