Pd: congresso o segretario in assemblea, cosa dice statuto

Roma, 5 mar. – Congresso o elezione del segretario in direzione. Fonti parlamentari del Partito democratico assicurano che, al momento, sono queste le sole ipotesi in campo in vista dell’assemblea nazionale del partito gia’ convocata per il 13 e 14 marzo.

D’altra parte lo Statuto del Partito Democratico, aggiornato nel novembre 2019, parla chiaro: “Qualora il Segretario cessi dalla carica, prima del termine del suo mandato, l’Assemblea puo’ eleggere un nuovo Segretario per la parte restante del mandato ovvero determinare lo scioglimento anticipato dell’Assemblea stessa”, si legge all’articolo 5, comma 4.
In vista di quell’appuntamento sara’ necessario anche aggiornare l’ordine del giorno, visto che l’assemblea era gia’ convocata per discutere del posizionamento del partito alla luce della formazione del governo Draghi: “Con Draghi e con le nostre idee.
Situazione politica ed iniziativa del Partito Democratico nel Paese”.

Un nuovo ordine del giorno che, viene assicurato, arrivera’ gia’ nelle prossime ore. Il 13 e 14 marzo, dunque, si decidera’ se eleggere un nuovo segretario in assemblea o convocare il congresso e, in questo secondo caso, nominare la Commissione nazionale per il congresso, l’organo di garanzia che deve governare il partito durante la fase congressuale. In attesa dell’assemblea e’ la presidente del Pd, Valentina Cuppi, la facente funzione per gli affari ordinari nel partito ed e’ lei a spiegare che quella di Zingaretti e’ stata una “decisione assolutamente sofferta”.

Una sofferenza condivisa da Cuppi che,
parlando con i giornalisti, sottolinea come il Partito democratico si sia mosso in una direzione diversa da quella indicata dal segretario e, piu’ in generale dal Paese: “Ho
ricevuto poco fa la lettera di dimissioni da Nicola Zingaretti, e’ stata una decisione assolutamente sofferta, ma di grande responsabilita’ e generosita’ per il Paese. Perche’ Nicola,
ancora una volta, ha scelto di lavorare per la propria comunita’ e di fare un gesto che chiamasse alla responsabilita’ tutto
quanto il Partito democratico”. Qui, tuttavia, e’ mancata la stessa responsabilita’ nel partito: “Responsabilita’ nei confronti di tutte le persone che stanno affrontando l’epidemia in questi mesi. Noi ci dovevamo concentrare sul piano vaccinale, sulla riforma fiscale, su un piano per il diritto allo studio gratuito, su una legge per la parita’ salariale e una serie di temi che definiscono l’identita’ di un partito e di una
comunita’. Si e’ scelta un’altra strada e i problemi indicati da Nicola Zingaretti restano”, aggiunge Cuppi. Un atto d’accusa nei confronti delle aree interne al Pd he hanno bombardato il quartier generale nelle ultime settimane. Non si contano, nel frattempo, gli appelli al “passo indietro” del segretario e questo nonostante Zingaretti abbia usato parole chiare: “Non ci sara’ nessun ripensamento”. Da ultimo si e’ espresso anche il
governatore della Regione Emilia-Romagna:  “Ogni scelta va rispettata, ma credo che dimettersi sia una scelta sbagliata”,
scrive Bonaccini su Facebook. “La stima rimarra’ sia se decidera’ di rimanere segretario, come spero, sia se confermera’ le sue dimissioni”. Una presa di posizione importante, visto che
Bonaccini e’ il potenziale candidato alla segreteria a cui guarda con favore la minoranza di Base Riformista. Il governatore sottolinea nel post di non far parte di alcuna corrente, ma sottolinea: “Un partito serve non se discute di se
stesso, ma se affronta i problemi dei cittadini. E una classe dirigente e’ tale se non si divide in gruppi, ma si unisce per assumere decisioni. Tanto piu’ in tempo di pandemia. Basta con
le discussioni interne, acceleriamo su quelle per il Paese.
Serve questo”. 

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