MENO LAVORO, LAVORO PER TUTTI


Sono almeno vent’anni e passa che ascolto e leggo questa frase che doveva, dovrebbe, essere lo scenario futuro del mondo del lavoro secondo le interpretazioni di molti sociologi , economisti( pochini) e politici (è uno slogan che funziona).Molte meno sono le articolazioni che dovrebbero declinare il come ottenere questo mirabile obiettivo.
Meno lavoro= lavoro per tutti.
E’ la prima delle interpretazioni di questa frase che oserei dire idiomatica.
In pratica vuol dire che ogni lavoro può essere diviso per due ( o più unità), come una normale scissione cellulare.
Ovvero aumentando lo stipendio dei lavoratori e dividendolo per due si ottiene il doppio obiettivo di aumentare il tempo libero di ognuno dei due lavoratori ai quali verrebbe offerta la possibilità di avere un
lavoro garantito, seppure con uno stipendio leggermente inferiore.
E’ una concezione, a mio modo di vedere, del tutto populista e fondata sul doppio concetto che nuovo lavoro non serve e che qualsiasi lavoro lo sa fare chiunque, basta una piccola formazione. Che ognuno è
scambiabile ed il lavoro è inteso come disumanizzazione dello stesso e non come uno dei mezzi di realizzazione di parte della vita di una persona.
Quindi il lavoro si può sdoppiare senza perdita di efficienza, anzi guadagnando in termini sociali, perché gli insegnanti sono tutti uguali, come lo sono i muratori, gli operai di una fabbrica, i medici, gli impiegati,gli autisti, le segretarie: tutti uno vale uno.
Il lavoro inteso come al tempo del socialismo reale, più o meno quello.
Questa interpretazione, che io definirei un’utopia, è vicina( per quello che ho capito io leggendolo) a quelle
espresse dal Dott.De Masi, valente sociologo italiano, autore di libri di successo oltre che ospite gradito di
numerose trasmissioni radio tv.
Ma è vicina anche a quella che è la concezione del lavoro del Mov 5 stelle, piuttosto ostile alla creazione di opportunità di nuovo lavoro anche se poi, senza nessuno sforzo , i suoi migliori rappresentanti politici
pensavano che ve ne fossero già disponibili almeno tre per ogni persona senza occupazione.
Quindi, secondo l’indirizzo programmato dal Mov5 stelle in materia, prepariamoci, organizziamoci per un “non lavoro”più che darci da fare per generare lavoro.
Secondo l’ispiratore del movimento, Beppe Grillo, un giorno non lontano nessuno, o quasi, lavorerà più e
tutti vivremo di un reddito garantito in un mondo più pulito , secondo il principio, leggermente esoterico e quasi mistico, della decrescita felice.
Se avessimo tempo a sufficienza basterebbe aspettare un po’ e dopo che è stata sconfitto la povertà avremmo anche risolto il problema della mancanza di lavoro che oggi condiziona la vita di tanti, troppi
giovani italiani.
Bill Gates, che non è uno scemo e non è coinvolto in alcun complotto idiota, indica , suffragato da notevoli studi e ricerche che sostiene economicamente, in un futuro complesso la salvaguardia del lavoro , delle
produzioni, della gestione degli scarti, della qualità delle vita dell’intero pianeta e dell’ambiente.
Si pone seriamente( non solo lui, certamente) e non con scappatoie populiste, i problemi urgenti delle fonti energetiche, del consumo di cibo, del benessere sociale nell’intero Pianeta Terra.
E le risposte a questi grandi temi sono estremamente complesse ed intersecate fra loro al punto che è impensabile affrontarne una pensando di non coinvolgere l’altra.
Sbrogliare l’intrigo dei bastoncini del gioco Mikado, o Shangai come dicevamo da bambini, è una fesseria al confronto.
Il sistema di informazione su questi temi sin qui adottato dai grandi comunicatori è sbagliato, forse in malafede.

Perché è affrontato in modo radicale, orientato a generare ansie e terrori per poi offrire rapide soluzioni “tranchant”, in realtà irrealizzabili, che hanno la caratteristiche di essere utopie semplicistiche ed in grado
di soddisfare al massimo una crisi ipoglicemica di conoscenza, senza offrire alcuna risposta praticabile, adattabile e permanente .
Agostino Mastrogiacomo
Presidente Acli Terra Latina.

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