La rete bianca, i popolari e Renzi 

Sono passati due mesi dalle elezioni europee e iniziano a diradarsi le nebbie su sentieri ancora non chiari, forse non ancora tracciati, ma solo accennati in territori tutti da bonificare.
Il Movimento Cinque stelle, è il soggetto che più ha perso consenso in termini elettorali e popolari. Ingabbiato dai salviniani ha perso in un Governo sofferto ogni propulsione riformatrice, assumendo le vesti di un pilota confuso. Dal 33%’al 17% in un anno di governo vuol dire che gli elettorali hanno abbandonato una illusione. Il mandato 0 rappresentata la negazione delle origini e ancora peggio lo sconfessione di un mandato elettorale. Sono destinati a calare sempre di più.
In Noi Con Salvini la fiducia nel Capitano è altissima, ma rappresenta sempre maggiormente una forza radicale populista, che esprime un esibizionismo mediatico. Ogni scelta è orientata alla ricerca del consenso del popolo giacobino. Ora sono loro i vincitori, però tutti attendono lo scandalo che si annusa nell’aria. Moscopoli o le pale eoliche siciliane fanno dubitare. È un partito molto nervoso, nonostante il trand positivo; basti vedere la continua ansia dichiarazionista del leader.
Il Partito Democratico, oggi ritornato ad essere il secondo soggetto per consenso elettorale, è in una ebollizione continua. I nervi sono tesi ed è chiaro che la guerriglia interna sta talmente logorando i protagonisti che un armistizio non basta. Per esasperazione, ma anche per ragionamento politico, sembra inevitabile una scissione che ricollochi il PD a sinistra e che sia promotrice di una forza di centro. Non sarà Calenda a guidare gli scissionisti, non è un leader, ma un battitore libero. Le ultime interviste tornano a dare credito ad una azione di Matteo Renzi. La domanda che pongono gli osservatori è: può l’ex segretario del 40% unire in una sola compagine anche tutta l’area popolare che sta cercando di costruire un nuovo partito?
Molti di questi sono espressione di storie rottamate proprio dallo stesso Renzi: lettiani, prodiani, ecc…
Ci sarà lo spazio per un partito renziano ed un nuovo partito popolare oppure riusciranno ad unirsi, dando vita ad un soggetto più ampio ed ambizioso, capace di integrarsi nella elaborazione artigiana democristiana? L’apertura di credito fatta domenica da L’Avvenire con una ampia intervista all’ex sindaco di Firenze sembra annunciare proprio la possibilità di questa strada. C’è anche un’altra possibilità, che è quella di marca franceschiniana, subito stoppata dai Renziani: il tentativo di costruire un Governo con i grillini che compatti tutto il mondo moderato in un nuovo PD di governo. Lorenzo Guerini è stato chiaro, invece, la traversata del deserto si fa tutta. C’è un’altra vicenda che potrebbe aprire giochi nuovi: Forza Italia. Si consumerà con i continui insuccessi elettorali oppure ci sarà un colpo di scena berlusconiano che utilizzerà il suo partito per far accendere il faro del popolarismo europeo unendo i renziani e i gruppi cattolici in fermento?
Tre movimenti simili per matrice ideologica, forse uguali, con sfumature diverse, che si incontrano per un nuovo partito popolare europeo in Italia. Forse il “Sacro Wampum” è ancora nelle mani di Silvio Berlusconi. Allora alle prossime elezioni i poli saranno tre: i democrati e popolari europeisti da una parte, guidati da Tajani e Sassoli, i grillini a testimoniare un movimento che fu e i sovranisti di Salvini e Meloni da un’altra.
Forse il quadro è più naturale di quanto sembri.

Franca Parola
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