Il dribbling

Il gioco del calcio è nato per questo, secondo me. Per dar sfogo al desiderio innato di scavalcare l’ostacolo, di beffare il destino, l’avverso fato con una finta. Ingannare, svicolare, saltare il piede dell’avversario con la mossa che lui non aveva previsto. E’ un modo lecito di barare, in fin dei conti.
Sto parlando del dribbling, di quelle particolari mosse che i calciatori, ( ma anche i rugbisti ed i pallacanestristi)  adottano per scavalcare l’avversario diretto,  per involarsi verso la libertà e magari anche segnare o far segnare  un goal.
Per chi ha giocato al calcio sa che niente soddisfa come un dribbling ben assestato e niente umilia come  il subirlo.
Oggi questa arte è meno praticata, il calcio è più veloce, i giocatori muovono più la palla  e le gambe che i loro piedi. Serve abilità, senso innato dello spazio e spiccata attitudine a sentirsi come dei “ladri di tempo”.
Sono l’anticipo e l’illusione le due regole del dribbling, nessuna altra regola sarebbe accettabile. Si deve essere spietati come un killer, delicati come una farfalla, abili e snodati come un furetto e si deve amare fino nel  midollo la libertà .

Esattamente tanto quanto temere la prigionia ed allora si può essere un grande dribblatore.

La storia del calcio ha affascinato ed affascina ancora per questo: è tutto nell’imprevedibilità di Leo Messi il piacere  di guardare una partita di calcio.
Bravissimo e tecnico come Pelè,  mostruoso ed imbattibile come Maradona, sinuoso e micidiale come Cruyff. Inarrestabile e funambolico come Ronaldino e  geniale come nessuno mai è stato, George Best.
Per lui il campo era una discesa di sci alpino e gli avversari erano solo bandierine da saltare.

Chi ama il dribbling ama la vita, ama il dipinto de “ I Bari” di Caravaggio, non sopporta le mordacchie, i legami di sangue, i patti d’acciaio. E’ infedele, ma leale , è coraggioso ed imprudente, insolente solennissimo, ma uccide con dolcezza.
Punge , ma solo perché vuole scappare e sente che il campo è troppo piccolo per lui( anche lei, vedi Betti Vignotto e Carolina Morace), usa l’astuzia, non la forza, arriva prima e vince anche la morte, se fosse li ad inseguirlo.
Ecco lo ammetto, mi manca il dribbling fatto nei campetti di calcio polverosi e assolati, più che il goal all’ultimo secondo.

El Merendero

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